LUNGRO RISCOPRE E VALORIZZA IL RISORGIMENTO

di Giuseppe Martino

 

    In un momento storico in cui la politica s'infiamma sui temi del federalismo , visto da alcuni come elemento di disgregazione dell'unità nazionale conseguita quasi centocinquanta anni fa, in una cittadina della provincia di Cosenza, in Lungro, paese di lingua arbëreshe sede della prima Eparchia di rito greco cattolico e dove tuttora si conserva la lingua albanofona, è sorto un movimento per ricordare gli avvenimenti locali che si conclusero con l'Unità d'Italia del 1860.

    Ciò per rendere giustizia alla memoria di persone e fatti straordinari e singolari, certamente unici in Italia quanto a partecipazione sentita, spontanea e corale della gente di tutti gli strati sociali, anche di quelli allora più umili, al movimento che doveva portare all'Unità d'Italia, intesa oltretutto come riscatto della propria Etnia, quella arbëreshe, giunta in Italia quattro secoli prima e fino allora considerata come un corpo sostanzialmente estraneo al contesto sociale del regno di Napoli.

    Un periodo convenzionale di dodici anni (ma in realtà iniziato all'epoca dei Fratelli Bandiera), durante i quali, a partire dalla partecipazione armata ai fatti del 1848, allorché dopo che duecento lungresi si batterono a Campotenese contro i borbonici, si sopportò la fase delle persecuzioni e dei processi politici con decine di condannati, opponendo alla dura restaurazione uno sfacciato e continuo mantenere accesa la fiamma della voglia di libertà, fino alla gloria del Volturno della quale, nell'ottobre del 1860, si ricoprirono ben cinquecento lungresi, cioè il dieci per cento del totale degli abitanti, vale a dire buona parte della popolazione attiva.

    Il Risorgimento a Lungro fu un fatto straordinario di democrazia e di popolo e come tale va ricordato e celebrato, riscoprendo e valorizzando, oltre ai fratelli Damis,  personaggi come Vincenzo Stratigò, trascinatore di folle, poeta e patriota combattente, per non parlare  di Raffaele Cortese e Ferdinando Capparelli, Raffaele Martino e Pasquale Bellizzi, Giuseppe Ferraro e Raffaele Oliva, Giuseppe Straticò e Domenico Irianni, Raffaele Vaccaro e Francesco Trifilio che scontarono anni di galera. Senza infine trascurare il contributo eroico ed il sacrificio delle donne di Lungro dell'epoca: le leggendarie Matilde Mantile, Maria Cucci, Lucia Irianni, Cinzia Mattinò ed altre di cui sarebbe diseducativo e delittuoso perdere la me moria, proprio nel momento in cui quegli ideali sembrano tramontare.

    Per tutti questi: fatti succintamente riferiti, un gruppo di cittadini, coordinato e assistito dal Comune nella  persona del suo Assessore alla Cultura Raffaele De Marco, si è costituito in comitato di studio per una revisione critica del periodo "assistito" anche nell'ottica della partecipazione ai fatti risorgimentali delle altre comunità italo-albanesi, sia dal punto di vista politico-operativo armato che da quello culturale, pur se la peculiarità, la spontaneità e l'intensità della partecipazione furono tali da connotare Lungro come una "Città del Risorgimento".

    Il gruppo, fin dal primo momento ha inteso simbolicamente avviare il tutto nella ricorrenza del centenario della morte del Generale Damis avvenuta il quattro ottobre 1904.

Articolo pubblica su "il Quotidiano"