A CENTO ANNI DALLA MORTE

DEL TENENTE GENERALE

DOMENICO DAMIS

 

Una parte della storia d’Italia e degli Italo-Albanesi

 

di

Alfredo Frega

 

Moriva a Lungro il 4 ottobre del 1904 Domenico Damis, uno dei Mille di Garibaldi. Lungro lo annovera tra i suoi figli migliori. Scriviamo queste note quando manca poco dall’evento storico. Per ricordare l’evento si è costituito a Lungro un comitato su iniziativa dell’assessorato comunale alla cultura.

Dei quarantasei meridionali che furono dei Mille, ben ventuno erano calabresi: nove della provincia di Cosenza, sei della provincia di Catanzaro e sei di quella di Reggio C.. In particolare provenivano dalle comunità arbëreshe: Domenico Damis di Lungro, i fratelli Domenico e Raffaele Mauro di San Demetrio Corone e Alessandro Toja di Gizzeria. La Calabria, quindi, fra tutte le regioni dell’allora Regno di Napoli, diede il maggior contributo alla gloriosa spedizione, formando la terza compagnia del piccolo esercito garibaldino comandato da barone Francesco Stocco prima e da Francesco Sprovieri, di Acri, dopo. Erano uomini illustri, quali avvocati, medici, ingegneri e alcuni furono poi deputati, senatori, ministri e generali, tutti fra i trentacinque e cinquan’anni. "Pareva la compagnia dei savi…" scriveva G. Cesare Abba.

Il tenente generale Damis ha lasciato una sua impronta ed un’eredità che pesa positivamente sulla coscienza di tutti noi di Lungro e non solo, perché la sua fu una vita interamente spesa in difesa dei sacri valori della libertà, dell’eguaglianza e della legalità. Ricordare un personaggio come Damis, a distanza di cento anni dalla sua scomparsa, è un dovere per quanti si occupano dell’amministrazione della cosa pubblica, per coloro che operano nel mondo dell’educazione, per gli operatori culturali, le associazioni ed i singoli cittadini.

Per tutti gli Arbëreshë, l’evento del 4 ottobre è un momento di riflessione per capire come queste popolazioni, pur provenendo da altri lidi d’oltre Adriatico, più di cinque secoli addietro, si siano mirabilmente integrate nella struttura sociale, economico e politico della terra ospitante, conservando però, miracolosamente, è il caso di dirlo, tutto il loro ricco patrimonio fatto di storia, cultura, tradizioni e attaccamento al loro modo di esprimere la propria fede cristiana nella forma del rito bizantino – greco. L’epopea risorgimentale, poi, è stata vissuta pienamente dagli Arbëreshë, che hanno scritto con il sangue pagine e pagine di atti d’eroismo. Come Lungro, tutti gli altri centri arbëreshë della Calabria, della Sicilia e delle altre regioni meridionali, hanno offerto il contributo per la costruzione dell’Unità nazionale. Si può condividere che gli Arbëreshë furono un vero e proprio esercito per Garibaldi e per la stessa impresa del Mille.

Per noi, l’esempio che ancora oggi offrono le popolazioni italo-albanesi, di antico insediamento, ha un’attualità impressionante, se si pensa ai gravi e pericolosi problemi che sono in atto, proprio nei paesi del bacino del Mediterraneo dovute alle continue migrazioni. Problemi di convivenza, integrazione, marginalità, rispetto delle religioni professate e delle tradizioni, stanno determinando sconvolgimenti sociali imprevedibili.

Gli italo-albanesi possono oggi svolgere un ruolo importante in questo contesto, proprio per averlo vissuto nel corso di tutta la loro permanenza in Italia. Il loro è stato un ruolo di notevole straordinarietà che ha contraddistinto la storia socio – politica del Meridione in un momento difficile in cui si è sviluppata con successo l’Unità nazionale. Essi si sono trovati a viverli pienamente quei tempi, proprio perché portatori da sempre della libertà, come hanno ben dimostrato.

In tale contesto, ricordare la figura del tenente generale Damis e con lui le altre figure storiche del risorgimento degli Arbëreshë, da Mauro, a Pace, a Stratigò e con loro la lunga schiera di patrioti, è

attualizzare quei principi e quei valori per i quali hanno immolato la propria vita.

La biografia del patriota Domenico Damis è nota. E’ riportata su molte pubblicazioni. Ultima quella di un suo discendente, Giuseppe Martino, che ci presenta "il tenente generale" in una versione nuova, ricca di particolari, quasi una "storia romanzata" di un albanese di Calabria nel Risorgimento (Cultura Calabrese Editrice, Lamezia Terme 1998, 1° ed. e 1999, 2° ed.). Gian Antonio Stella, noto giornalista del Corriere della Sera, ebbe a definire questo libro "un pezzo di storia in un romanzo"; "…un piccolo e prezioso libro … dovrebbe essere letto in tutte le scuole …"(CdS, 20 maggio 1999). Non sappiamo, in realtà, se quanto auspicato da Stella sia poi avvenuto. Di certo noi auspichiamo che il testo della prossima edizione, la terza, trovi spazio nelle scuole dove s’insegna la lingua e la cultura albanese.

Un altro pronipote del tenente generale Damis, l’Avv. Angelo Vittorio, scrisse su di lui nella pubblicazione "Parliamo di Lungro", edita dal Comitato celebrativo del Centenario dell’Unità d’Italia (Editrice MIT, Corigliano C. 1963): "Il suo nome, uscendo dai confini della Calabria, appartiene ai primi piani della Storia del Risorgimento. Per questo il Comitato ha voluto riassumere in Lui tutto il contributo della nostra terra alla rinascita della Patria Italiana".

Il Damis e gli altri patrioti operavano allora in una Lungro dove si respirava un alto senso di patriottismo specialmente a livello di popolo. Non per niente dal popolo di Lungro partì nel 1860 un indirizzo al Dittatore Giuseppe Garibaldi, di passaggio lungo la consolare di Castrovillari. "Essere straordinario, le nostre lingue non hanno parole come definirti; i nostri cuori non hanno espressioni come attestarti la nostra ammirazione. Un popolo intero ti acclama: Liberatore della più bella parte d’Italia!". Per il popolo lungrese lo firmò il giovane magistrato Gabriele Frega. Ed i cinquecento volontari del paese del salgemma, con la loro impresa, hanno voluto dimostrare come l’azione patriottica del Damis e degli altri patrioti di Lungro sia stata efficace e coinvolgente.

Domenico Damis, come gli altri patrioti, si forgiò delle idee liberali e risorgimentali nel Collegio Italo-Albanese S. Adriano di S. Demetrio Corone, fucina antiborbonica, molto conosciuta. E’ stato naturale per Domenico Damis abbracciare la causa dei moti del 1844 e del 1847, tanto che l’anno dopo, comandò i duecento e più insorti di Lungro (che si unirono ai tremila e più volontari in gran parte italo-albanesi ed in particolare di S. Demetrio C. e S. Benedetto Ullano, comandati dal Pace, dal Mauro e dal Conforti) nel tentativo di sbarramento del passo di Campotenese per poi partecipare alla battaglia a Monte S. Angelo. Molto travagliata ed avventurosa fu la sua vita, tra latitanze, nascondimenti, esili e arresti, non ultimo una condanna a morte pronunciata dalla Gran Corte Criminale. Il Damis, come lo Stratigò e gli altri "eletti", credeva alle idee mazziniane, all’unità dell’Italia come il ricco epistolario mette in chiara luce.

Il Generale Garibaldi con proprio decreto del 20 giugno 1860 gli attribuisce il grado di Capitano che già aveva assunto nella rivolta del ’48. In quello stesso mese lo nomina giudice istruttore del consiglio di Guerra, come tale è addetto allo Stato Maggiore di Garibaldi. Raggiunta l’unità d’Italia, il Damis entrò nell’esercito italiano con il grado di maggiore e fu eletto deputato nell’VIII, IX e X legislatura, il primo del Collegio di Castrovillari. Pose fine ai sui giorni a Lungro con il grado di tenente generale in pensione.

Concludendo, possiamo affermare che il nostro orgoglio di calabro-albanesi per la ricerca di questa parte di storia poco scritta e poco conosciuta, viene a colmare un vuoto ancora esistente nella cultura ufficiale italiana che canta gli inni risorgimentali ai patriottismi, cospirazioni ed eroismi veneti, lombardi e piemontesi, accennando a quelli siciliani e napoletani come prodotti di sub cultura ed ignorando, addirittura, quelli della Calabria. Spesso si dimentica che le migliaia di condanne accumulate, per oltre metà realmente scontate, rappresentano per la Calabria e per la parte che riguarda gli italo-albanesi, un primato di sofferenze che il Sud pagò per l’unità d’Italia. E proprio per questo la cittadina di Lungro non dimentica i personaggi, ormai appartenenti alla storia, come Domenico Damis per il quale il 4 di ottobre ricorre il centenario della morte. In questo stesso giorno alle scuole ed ai cittadini sarà presentato il programma delle celebrazioni che inizieranno il 4 di novembre e dureranno per un intero anno. Per tale evento si proporrà per Lungro il riconoscimento di "Città del Risorgimento".

 

n. 5 – settembre – ottobre 2004