MICHELE RIO

         (1920 - 1965)

 

                

Lungro - Zona S. Angelo

      Cenni sulla Vita

Rio nacque il 19-IX-1920 a Lungro ridente Comunità Albanese della provincia di Cosenza nota per la storica Salina ricordata anche da Plinio il naturalista ed è sede dell'Eparchia (Diocesi) istituita il13 febbraio del 1919 da Papa Benedetto XV.

Il padre Francesco Saverio era un modesto operaio; la madre Giuseppina Leccadito, lo educò ai sani principi ed ai valori della tradizione della sua gente.

La famiglia, a prezzo di duri sacrifici, lo avviò agli studi ed il giovane Michele conseguì il diploma magistrale, che gli permise, negli anni successivi a Salerno e poi a Torino, di svolgere la sua impegnata attività di educatore.

Partecipò alle vicEnde tragiche della seconda guerra mondiale e trascorse ben cinque anni di prigionia in Sud Africa. Questa esperienza fu, per il nostro, particolarmente significativa, perché attraverso le letture e le conversazioni tra "i reticolati" riuscì a salvare molta parte di sé, meditando sull'assurda teoria della guerra e sulla tragicità del destino umano.

Il ritorno nel suo caro paese fu breve, poiché la miseria e la difficoltà di trovare una piena attuazione al suo impegno umano e culturale lo portarono a vivere con l'amata famiglia del fratello Vincenzo a Torino. Qui trascorse il resto  della sua esistenza, senza però perdere mai i contatti con la sua terra, con la sua gente sempre vivi nel suo pensiero, nel suo ricordo, animatrici di sentite evocazioni liriche che ritroviamo nella sua produzione poetica. A Torino collaborò con saggi e racconti alle riviste "Momenti", "Situazioni" ed  "Incidenza" di cui fu, per anni, redattore. Nel 1960 pubblicò la prima raccolta di poesia "Vi porto notizie"; nel 1965 fu segnalato "di merito" per la poesia dall'Istituto Europeo di Storia dell'Arte.

Il 9 gennaio 1965, in un momento di sconforto e di crisi, scomparve improvvisamente dalla scena del mondo. 

Dopo la morte, grazie all'impegno dell'amica Consolina Sacerdote, si ebbe nel 1966 la pubblicazione della raccolta poetica "Rifiuto e Adesione" e nel 1979 "La voce dei giorni". Nel 1971, la sua opera postuma fu premiata dalla giuria del "Prix International Europe". È presente, con un gruppo di liriche, nell'Antologia poetica il "Secondo Novecento", curata dal Bettelli; è stato commemorato in diversi ambienti culturali del Nord Italia e nel 1968, a Reggio Calabria, dal prof. Filippo Velonà, in occasione del premio nazionale di poesia "Rhegjum Julii". Nel 1975, nel decennale della sua morte, è stato rievocato nella Scuola Media Statale di Lungro dal preside Gennaro Cortese e dal prof. Leonardo Di Vasto. Hanno scritto di lui numerosi critici e giornali.

da "Kallendari

 

                Alla cara del cuore

                                

Fosca passion d'invidia ognor montante

m'agita i nervi e quasi l'infrange

della memoria d'un'età fragrante

e triste il cor nel pensar mi piange.

Chi disturbò i cari, soavi giorni

quando aleggiava in me amor sicuro

 e distaccommi, col pensier che torna

 poi, al tuo amplesso, giovanile e puro?

lo vo 'rimembrando l'elade ita

d'amor scambievole dei nostri cuori

 nel primo albore della nostra vita.

Vo' veder degli amori la possanza

 fruttifiicar e la memoria unita

lacita, dei due cuori alla speranza.

          Forse l'ordine

                  

Forse l'ordine che sento di natura

umana storia di lacrime, al mio

urbano decoro avversa,

mi farà vecchio, tardivo a inseguire

un bel paesaggio delirando,

e mentre al tempo suona il frutto,

io mai più m'inserisco.

per dove esisto non mi cerca

mai più il rimorso della giovinezza

da che l’effettiva vita ha deluso.

 

 

 

 

 

 

              In Viaggio di notte

                             

Il tempo e il silenzio ti fanno durare,

né è cosa più forte che ci maturi:

allora a noi è inavvertita decisione

quella che morte impugna: ad ogni passo

tempo e silenzio s'avvinghia al nostro piede

e rimonta una cinta ove cadiamo

brevi come le gocce ma profonde.

 

                 

            

              Lettera

                        

Fra me e te c'è una storia in rime

Così ci creammo un'attesa

il messaggio ora morto dentro di noi:

io di sillabe più non mi nutro:

quante lettere, amore, non spedite`.