IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO

COME MOTORE DI SVILUPPO SOCIO ECONOMICO DEL SUO TERRITORIO

(Riflessioni della CGIL - comprensorio Pollino/Sibari/Tirreno)

A cura di Antonello Fazio

 

Con una proposta di rilancio dell'intera area e l 'indicazione di alcuni specifici indirizzi ed obiettivi strategici da perseguire per la creazione di nuove opportunit� di sviluppo e occupazione, la CGIL interviene sullo stato delle cose nel vasto territorio compreso nel Parco Nazionale del Pollino e nelle aree che vi gravitano intorno per rilanciarne in chiave positiva il ruolo e il valore di patrimonio comune.

La proposta avanzata dal sindacato � contenuta in un documento intitolato "La risorsa Parco e la nuova occupazione ambientale" che affronta la complessa questione partendo da una serie di considerazioni di carattere generale -riguardanti il settore ambientale e la sua capacit� di creare nuova occupazione, sulla scorta delle asserzioni contenute gi� nel cosiddetto Libro Bianco di Jacques Delors- per analizzare le potenzialit� del Parco del Pollino fino a ipotizzarne la tra-sformazione in una sorta di Agenzia di sviluppo del Territorio in grado di gestire tutte le attivit� compatibili in grado di offrire lavoro e ricchezza alle popolazioni residenti.

Nella sua parte generale, il documento della CGIL mette in evidenza come "oggi, in Italia, ci siano oltre 350mila occupati verdi che, secondo recenti stime dell 'Eurispes, raddoppieranno nei prossimi anni" sottolineando tuttavia che "questa nuova occupazione prevista � tutta indirizzata verso interventi di controllo, monitoraggio e gestione del risanamento ambientale" mentre non esistono tuttora valutazioni precise e attendibili su un possibile incremento dell'occupazione specializzata, invece, "nella vendita del prodotto 'ambiente', basata sul marketing e sulla comunicazione, capace di costruire e diffondere l 'immagine di un parco odi una struttura turistica ambientale, magari identificandoli attraverso un marchio creato ad hoc".

I dati disponibili, tuttavia, rivelano che in Italia tutti i parchi e le aree protette sono stati pronti nel proporre un turismo culturale e ambientale largamente basato sulle proprie specificit� e sulla fornitura dei relativi servizi fondamentali. E la tendenza generale per l 'immediato futuro indica che queste realt� dovranno sempre pi� dotarsi di strutture ricettive, di servizi efficienti ed innovativi, di una sentieristica attrezzata in modo da rendere efficaci i collegamenti con i borghi e i punti agrituristici limitrofi.

Per farlo, occorreranno nuove professionalit� da impiegare in tre nuovi settori specifici: l 'area storico-culturale (informatori del territorio, guide ambientali), l 'area fisico-ambientale (botanici, biologi, geologi, agrari) e l 'area progettuale (geometri, ingegneri, architetti, informatici).

Con queste premesse, la riflessione della CGIL sul Parco Nazionale del Pollino rileva come se da un lato esso costituisce ormai una realt� consolidata, dall'altro � estremamente importante che se ne parli "come risorsa e non come problema" cominciando a ragionare proprio "sui nuovi lavori rurali e ambientali che dal parco possono scaturire". Ci� anche in considerazione del fatto che, poich� per una organizzazione come la CGIL (che tutela valori generali ma anche interessi specifici) l'istituzione di aree protette rappresenta un mezzo destinato a tutelare l 'ambiente e ad elevare le condizioni di vita delle popolazioni affermando un modello di sviluppo sostenibile, non v'� dubbio che lo sviluppo sociale ed economico auspicato dal sindacato non trovi oggi la sua realizzazione in una strategia imitativa di altri modelli improntati a criteri meramenti quantitativi, specie in tema di insediamenti produttivi industriali.

� opinione della CGIL che per il Parco del Pollino vadano "pensate strategie di sviluppo in sintonia col principio che individua l'ambiente quale risorsa pi� importante "affinch� le attivit� programmate e sviluppate in queste aree definiscano strategie di sviluppo compatibili e sostenibili in modo che "settori come il turismo, il commercio, l'agricoltura, la forestazione e l'artigianato possano trovare opportunit� per qualificarsi e svilupparsi, anche in una logica di diversificazione, e produrre nuova occupazione rallentando l'esodo dalle zone montane (fenomeno in atto da decenni) senza intaccare l'ambiente e anzi traendo benefici dalla sua valorizzazione".

Nel documento cigiellino, pertanto, "il Parco va ripensato non come elemento a se, bens� come elemento che si inserisce in un contesto, quello appenninico, come sua parte integrante e apportatrice di un valore aggiunto". E il suo sviluppo deve essere collegato a nuove forme di reperimento delle necessarie risorse economiche, magari imboccando una strada "che ricerchi criteri di compensazione anche di gettito fiscale fra i territori montani e il resto del sistema urbano interessato".

In quanto patrimonio di tutti, il Parco del Pollino rappresenta, assieme alla Sila, una sorta di autentica certificazione di qualit� ambientale e di bellezze naturali, e quindi un formidabile veicolo di promozione per la intera provincia, da utilizzare per l'affermazione di una sua immagine positiva in ambito europeo. Per la CGIL, il Parco deve diventare, certo in un ambito di politiche di programmazione del territorio in grado di coinvolgere direttamente ogni suo centro ed ogni sua comunit�, il laboratorio di nuovi strumenti di sviluppo, l'iniziatore di un circuito virtuoso in cui le attivit� 'compatibili' incrementino la propria capacit� di sviluppo e di autofinanziamento. E' la visione del Parco come Agenzia di sviluppo del Territorio, in cui il sindacato individua il momento centrale di un processo di crescita da sostenere senza tentennamenti o ulteriori ritardi. Perch� la trasformazione del Parco in Agenzia possa avvenire, occorre tuttavia riformare il quadro normativo proposto dalla Legge 394 del 1991, introducendo "logiche mirate ad un pi� moderno federalismo e logiche che semplifichino le procedure e accorcino i tempi amministrativi" anche attraverso un confronto con l'ente amministratore, i comuni, le comunit� montane, gli imprenditori e le associazioni, confronto indispensabile se si vogliono riconsiderare ruoli, funzioni emissioni del Parco.

In conseguenza di tali considerazioni, e rivolgendosi a tutti gli azionisti del Parco (Ministero dell'Ambiente, Regione Calabria, Provincia di Cosenza e amministrazioni locali) nel suo documento la CGIL chiede l 'apertura di un tavolo permanente per lo sviluppo del Parco del Pollino finalizzato alla impostazione di progetti e alla definizione di indirizzo delle risorse disponibili secondo una logica sovracomunale di decisione e di coordinamento che si imponga su qualsiasi localismo.

Bisogna poi lavorare per promuovere dappertutto l'educazione ambientale, rafforzare i legami con il mondo della scuola e della scienza (universit�, ricerca, ecc. ) incoraggiandone i contributi in materia di studi e ricerche sull'ambiente e sulle sue specificit�, rivolgere particolare attenzione alla salvaguardia e al recupero delle tradizioni e delle culture territoriali istituendo ad esempio nuovi ecomusei, raccontando i vecchi mestieri, facendo in modo da non disperdere usi e consuetudini che hanno finito per essere modelli di vita radicati fra le popolazioni. Occorre pensare a ben definite politiche di valorizzazione del turismo, giacche questo settore, pur se da tempo denota parecchie sofferenze, corrisponde perfettamente alla naturale vocazione del territorio, produce un impatto ambientale di tipo decisamente positivo, pu� fungere da traino per il commercio, l'artigianato e l'agricoltura, e pu� servire ad un sempre maggiore coinvolgimento (e pi� razionale utilizzo) del mondo del volontariato.

Il tavolo di confronto proposto, nelle intenzioni del sindacato, dovrebbe condividere almeno due ipotesi di lavoro estremamente precise e cio�: lo sviluppo di una logica di sistema che superi l'ormai logoro approccio per settori o comparti; la scelta in favore di uno sviluppo eco-sostenibile.

In questa direzione, la CGIL individua almeno cinque distinti insiemi su cui avviare un confronto per la definizione dei necessari interventi: 1) ambiente e territorio, da cui la valorizzazione dell'economia boschiva, la salvaguardia ambientale e idrogeologica, il sostegno al turismo ambientale e culturale; 2) produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari, nell'ottica di un rilancio dei progetti di filiera nei settori lattiero-caseario e zootecnico; 3 ) artigianato tipico locale, col recupero di antichi mestieri e la valorizzazione dell'arti gianato rurale; 4) servizi, intesi nella duplice accezione di servizi alle piccole-medie imprese dell'area e di infrastrutture necessarie per lo sviluppo; e 5) formazione e riqualificazione delle risorse umane, con un'azione di sostegno alla nascita di cooperative e, pi� in generale, all'imprenditoria giovanile.

Infine, poich� la CGIL, e in senso pi� largo il sindacato, si pongono il problema di garantire l' accesso al lavoro, la sua qualit� e la sua riqualificazione, il documento individua anche cinque diversi "bacini occupazionali" in relazione ai quali � possibile predisporre adeguate politiche di valorizzazione incentivando le attivit� del cosidetto "terzo settore" e imponendo il concetto fondamentale del welfare territoriale: 1) i servizi reali, di ricerca e diffusione delle innovazioni, nelle piccole e medie imprese; 2) le produzioni tipiche in agricoltura, in un sistema integrato con l'industria di trasformazione; 3) i collegamenti orizzontali in ambito turistico, per la creazione della figura dell'operatore turistico integrato, capace di armonizzare le conoscenze in campo agri-turistico con le funzioni di guida ambientale e culturale; 4) le nuove attivit� economiche e produttive legate alla montagna, senza dimenticare il consolidamento delle attivit� esistenti; 5) la sperimentazione delle varie forme di cooperazione e la valorizzazione dell'impresa sociale e del volontariato.

 

L'articolo � stato pubblicato su  - Giugno 2005