IL PATRIMONIO ETNICO-MUSICALE

IDENTITA� E NOSTALGIA

di Roberta Tucci

 

Le registrazioni effettuate negli anni Cinquanta da Diego Carpitella ed Ernesto De Martino nelle province di Cosenza e Crotone documentano  uno spaccato della vita musicale delle comunit� arb�reshe in Calabria ancora oggi significativo

 

In Calabria le comunit� arb�reshe si distinguonol oltre che per la lingua, anche per possedere e praticare tradizioni musicali proprie, che in parte rinviano alle culture d'origine, in parte sono  frutto di sincretismi avvenuti nel corso dei contatti di lungo periodo con le popolazioni autoctone, con le quali si � mantenuto un continuo e reciproco scambio. La presenza di queste comunit� di antichi  "immigrati" ha significativamente contribuito alla vita musicale della regione, arricchendola di tratti espressivi connessi a un'alterit� forte, in gran parte proiettata nel mondo del rito e del mito.

La musica appare come il veicolo in cui meglio si rappresentano l'identit� e l'anima arb�reshe: forme e stili esecutivi caratterizzati da tratti arcaici e "primitivi", abbinati a un'intensa e delicata poetica costruita per immagini e metafore e a un'epica forte che ripropone indefinitivamente i motivi legati all'origine storica, e ormai mitizzata, di queste comunit�: il tragico abbandono della madre patria, gli eroi di fondazione (Skanderbeg), le storie fantastiche della tradizione orale (Costantino e Iurentina, Costantino il giovane), la continua rielaborazione della memoria, la nostalgia sempre presente come un leitmotiv di fondo.

La musica ha la funzione di scandire e di accompagnare il tempo: il tempo quotidiano, in passato legato al lavoro nei campi e con le greggi, oggi connesso soprattutto a socialit� familiari, amicali, di vicinato; il tempo festivo e rituale del ciclo dell'anno, in cui le comunit� si ritrovano insieme a celebrare eventi sacri e profani come la Settimana santa, il Carnevale, i pellegrinaggi ai santuari, con un senso antico di spiritualit� e al tempo stesso con una grande vitalit� contemporanea. In passato anche il ciclo della vita ha determinato specifiche prassi musicali: ninne nanne, lamenti funebri, oltre a tutto un ampio repertorio vocale e coreutico legato alle nozze.

Uno spaccato della vita musicale delle comunit� arb�reshe della Calabria, negli anni '50 del secolo

scorso, � rintracciabile nella raccolta di registrazioni effettuata da Diego Carpitella ed Ernesto De Martino nel 1954, in diversi centri delle province di Cosenza e di Crotone. In queste registrazioni, conservate presso gli Archivi di Etnomusicologia dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e di recente pubblicate - Musica arbereshe in Calabria. Le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto de Martino (1954), a cura di Antonello Ricci e Roberta Tucci, Accademia Nazionale di Santa Cecilia-Squilibri, Roma, 2006, con due cd allegati - si ritrovano i principali repertori di un fare musica quasi sempre connesso a occasioni: ninne nanne, lamenti funebri, serenate, canti e danze per la Settimana santa, canti di Pasqua, canti di lavoro, canti e danze rituali di nozze, canti di Carnevale.

Sicuramente il tratto pi� peculiare delle tradizioni musicali calabro-albanesi risiede nella vocalit�, mentre gli strumenti utilizzati - soprattutto la zampogna e l'organetto - sono originari delle comunit� calabresi e condivisi, anche se, naturalmente, fatti propri nell'uso e nei repertori.

La vocalit� arbereshe si presenta con tutti i pi� tipici tratti mediterranei: voci di testa, gridate, sforzate, effetti sonori ottenuti con tecniche corporali, timbri lontani dall'estetica colta. Emerge soprattutto una forma di polivocalit� non accompagnata, sia maschile che femminile, prevalentemente per terze parallele e bordoni, caratterizzata da un impianto a due parti: una parte principale eseguita da un solista, che guida le altre voci, e una parte di accompagnamento eseguita da una seconda voce o da pi� voci, con cadenza finale all'unisono. A questo tessuto ritmico-melodico di base si sovrappongono abbellimenti ed effetti vocali che hanno valore strutturale e che definiscono uno stile e un gusto estetico di influenza balcanica.

Fra i repertori polivocali spiccano le ajret due o tre voci: complesse improvvisazioni poetico- musicali di grande spessore estetico, caratterizzate da una densa presenza di bordoni e praticate dai cantori pi� esperti. Di pi� ampia condivisione sono i melanconici e deliziosi vjershet accompagnati da zampogna o da organetto, che rappresentano repertori tuttora vivi e praticati in diverse comunit� calabro-albanesi, fra cui soprattutto Lungro: basati sull'estemporaneit� e su un'improvvisazione poetica che attinge a un ampio formulario di versi e di strofe, i vjershet consentono di dialogare mediante il canto, facendo uso di un linguaggio extra- quotidiano, e coinvolgono i giovani al pari delle generazioni pi� anziane di cantori tradizionali.

In alcune comunit� arb�reshe, come e soprattutto Civita e Frascineto, si ritrova una particolare forma di danza circolare o a serpentina (vallja), assente nel resto dell'Italia continentale, che viene eseguita per il marted� dopo Pasqua, in passato anche per i matrimoni (a Carfizzi, Castroregio, Pallagorio). Per via di quel sincretismo a cui si � fatto cenno, anche la tarantella � divenuta parte integrante della vita musicale delle comunit� arb�reshe, in alcune delle quali assume un ruolo centrale nelle feste e viene spesso danzata, analogamente alla vallja, indossando il costume albanese. La tarantella trova riscontro soprattutto nella musica della karramunxat, la piccola zampogna ad ancia semplice diffusa nell'area del Pallino, adottata e divenuta interna al patrimonio etnico-musicale arb�reshe della provincia di Cosenza, quale elemento di distinzione e di riconoscibilit� etnica accanto alla lingua e al costume di gala.

Oggi questo affascinante patrimonio tradizionale musicale � presente in modo discontinuo nelle comunit� alloglotte calabro-albanesi. In alcuni centri la tradizione musicale popolare appare come parte integrante della cultura locale e, in quanto tale, mantiene una consistenza e un significato largamente condivisi; in essa la comunit� si rappresenta e assegna un ruolo di prestigio ai cantori e ai suonatori tradizionali, favorendo in tal modo un loro ricambio e, al tempo stesso, mantenendo viva nella memoria le tracce di quelli del passato. Altrove si assiste, come ovunque, a fenomeni di revival di qualit� variabile.

In generale si nota un maggiore attaccamento alle tradizioni etnico-musicali arb�reshe da parte delle comunit� che hanno mantenuto il rito greco- bizantino, per la centralit� che la musica riveste in quella prassi liturgica e per il carattere orientale che la stessa assume, con l'irrinunciabile presenza del bordone (ison), cos� strutturalmente importante anche nella musica tradizionale dell'Albania.

Oggi le comunit� arb�reshe della Calabria guardano alle proprie tradizioni musicali con rinnovato interesse, come a patrimoni culturali di valore identitario, di cui riappropriarsi e a cui legarsi, come risorse da trasmettere soprattutto ai giovani per una maggiore consapevolezza e come motori per possibili sviluppi locali basati su reali forme di valorizzazione della diversit� culturale.   

 

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