Bizantini in Italia, eparchie insieme a Grottaferrata

Da Grottaferrata Andrea Galli (da AVVENIRE)

 

Si sono trovati nei giorni scorsi i rappresentanti delle tre diocesi di rito orientale, un'occasione per riscoprire i motivi di unit�

Che l?abbazia di San Nilo a Grottaferrata, sui Colli Albani, abbia un che di atemporale, non � la considerazione di rito che spesso si spende per luoghi antichi e ieratici. � la constatazione di una reale qualit� data da almeno tre componenti: il suo essere un?isola monastica che compie quest?anno mille anni di vita, un enclave bizantina a venti chilometri dalle mura di San Pietro e una delle pochissime comunit� orientali sul suolo latino nate prima del fatidico scisma del 1054. Il richiamo vivente, insomma, a come sarebbe potuto essere - e a come forse un giorno sar� - il respiro a due polmoni della cattolicit�. Uno scenario suggestivo, che ricorda l?atmosfera dei tempi che furono e che ha ospitato nei giorni scorsi i rappresentanti delle tre circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia, per la seconda sessione (la prima � stata ad ottobre) del loro secondo sinodo intereparchiale. Si tratta in specifico delle eparchie italo-albanesi di Piana degli Albanesi in Sicilia, di Lungro in Calabria e, appunto, del monastero esarchico di Grottaferrata. Tre presenze bizantine sul territorio italiano dalle storie diverse, ma convergenti: mentre il monastero di Grottaferrata trae origine dalla tradizione monastica degli italo-greci dell?Italia meridionale del secolo XI, portata alle porte di Roma da san Nilo di Rossano, i fedeli delle due eparchie sono i discendenti degli albanesi di tradizione bizantina del secolo XV, emigrati per sfuggire all?occupazione ottomana del loro Paese. Una realt� che coinvolge complessivamente in Italia circa 50mila fedeli, e che ricopre un ruolo del tutto particolare, comprensibilmente, nel dialogo con il mondo ortodosso. Il cardinale Cammillo Ruini, intervenendo ieri alla chiusura dei lavori del sinodo, ha ricordato come la �presenza in Italia della tradizione ecclesiale greca � antica e gloriosa. Per lunghi secoli le Chiese hanno ben saputo che la presenza di pi� di un rito all?interno della stessa comunit� ecclesiale riunita intorno al vescovo non pregiudica in nulla l?unit� della Chiesa locale. Per chiunque abbia conoscenze e sensibilit� adeguate ? ha sottolineato ancora Ruini ?, le vostre tre Chiese locali sono la prova evidente di come tutta la ricchezza della tradizione cristiana d?Oriente sia perfettamente compatibile con la fedelt� sincera alla Sede Apostolica�.
Parole accolte con favore, oltre che da monsignor Sotir Ferrara, vescovo di Piana degli Albanesi, monsignor Ercole Lupinacci, vescovo di Lungro, monsignor Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo di Foggia - Bovino, e monsignor Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio consiglio per la promozione dell?unit� dei cristiani, anche da Georgios Antonopoulos, rettore della Chiesa Ortodossa di Napoli e delegato fraterno al sinodo in rappresentanza del mondo ortodosso. Antonopoulos ha a sua volta rimarcato �gli ottimi e fraterni rapporti esistenti in Italia tra realt� cristiane di rito orientale�.
La seconda sessione del sinodo (la terza si terr� nel gennaio 2005), tra i molti temi, ha riservato una particolare attenzione al rinnovamento pastorale delle comunit� bizantine cattoliche e al rilancio dell'aspetto missionario della pastorale, in forte sintonia con gli attuali orientamenti della Chiesa italiana.