MA COME BALLA BENE NANDO!!!

(�pa pal� e pa stol�)

di  Alessandro Rennis

alex.rennis@hotmail.it

 

Senza avanzare pretese di voler addottrinare qualcuno, oggi passo a stendere anch'io "k�tir brishkombr�ska? (come diciamo in questa Lungro scolastica) per la rivista K.Y. nella convinzione di essere amichevolmente ospitato dal direttore Demetrio Emmanuele e sorretto da una sola speranza: essere letto da altrettanti ( almeno "katir", quindi) assidui osservatori di cose nostre, anche musicali. Perch� oggi di musica voglio parlare. facendo seguito a quanto scrive Nando Elmo nell'articolo "MUSICA ARB�RESHE ?. ecc..., con cui mi chiama in causa.

Per intanto, quando si affrontano argomenti ad altissimo rischio di errori, quale � la musica popolare in genere. Ma in modo particolare quella arb�reshe (dico in modo particolare la arb�reshe, per una serie di motivi che risparmio a chi mi legge, per non tediarlo). non ci si pu� affidare al nostro gusto, al nostro orecchio, a ci� che comunemente si dice o a ci� che comunemente si crede ( ...� la prima regola che mi ha insegnato il compianto etnomusicologo Beniamjn Kruta). La musica popolare � un ginepraio di trappole da cui � assai difficile difendersi: ed �, invece, facilissimo cadervi lasciandovi la pellaccia. come -appunto- fa Nando nel suo articolo in cui inizia a ballare �edh� pa pal� e pa stol� sulle note di un �canto popolare arb�resh� ( tale considera il brano "Ti vashuliqe"). Orbene a lui e a quanti , come lui, ritengono di poter trattare la materia impunemente faccio notare che la melodia del brano in questione � un calco di un canto in dialetto calabrese, assai noto nell�area di Corigliano/Rossano e dintorni; un giovane studente del liceo di S. Demetrio Corone ( tal Vincenzo Stratig�, poi farmacista e padre -guarda un po' il gioco del caso!!! � di Anna Stratig�, �l�empia jazzista!!!) in goliardica sfida poetica con altri suoi coetanei (immaginiamo!)' vi applica dei versi albr�sht e ...opl�! nasce, cos�, quello che diventa per l'occhio e l'orecchio di tanti un �canto popolare arb�resh�!  Ma quale musica popolare "arb�reshe"!!! Ci vuole tanto a capire che lo sviluppo melodico del canto di cui sopra non ha nulla in comune con il resto del patrimonio da considerare davvero arb�resh ( che, peraltro, � limitatissimo, limitatissimo davvero!)? Il periodo musicale � "a frase quadrata" e si muove su di uno standard compositivo di due domande, chiuse da altrettante puntuali risposte, in perfetta simmetria di piedi, come quasi tutta la tradizione musicale popolare dell'area mediterranea. Perfino il testo ( e ci� fa onore all'allora giovane Stratig�, che evidentemente ha colto nella musica la suggestione architettonica di fondo) riflette il medesimo passo compositivo; inoltre, la presenza di alcuni termini "civetta", distribuiti qua e l� tra i versi, accusa l'intervento di una mano relativamente recente ed anche dotta,( si tratta pur sempre di studenti liceali, vivaiddio!) niente affatto "popolare" quindi: mi riferisco a simbat�, di ll�tu, vell n'dir sy, am�ri, ecc,

 

Ora qui (spero. una volta per tutte!) , voglio sgombrare il campo da tutti gli "idola" tribus, fori, teatri � ecc. che si accompagnano -opportunamente pompati da favolistiche tesi di comodo a scopo propagandistico -a tanti aspetti del nostro "essere arb�resh".

 

E parto dalla pluridecantata "vallija".

 

E' opinione dotta che si tratti di una danza pirrica costruita sul classico metro greco dell' anapesto.  ˇˇ-│ ˇˇ-│ˇˇ-].  In effetti, il movimento della danza e l'alternarsi dei piedi ( con appoggio sulla lunga

finale) lo confermerebbero: ma resta pur sempre un 'opinione. Definirla "danza tradizionale del paesi Italo albanesi�, come viene comunemente presentata, � tentativo di autocelebrazione. pretenziosamente estesa a tutta la diaspora arberore. Per intanto, non � presente se non in due paesi (Frascineto e Civita ) il che � quanto mai sorprendente se davvero fosse -come si va sostenendo -una danza tradizionale degli arb�resh! E tutti gli altri paesi come mai non hanno memoria di una danza legata ad un avvenimento storico (! ! !) ( per come si dir� -anzi, non si dir� -pi� avanti) ?! ! ! Stendiamo un velo pietoso di silenzio su tutti gli analoghi raduni organizzati nei vari Comuni arb�resh nel corso dell'anno solare, surrettiziamente definiti "vallije", ma, in effetti, scolastici tentativi esibizionistici di una carta d'identit� arb�reshe che si profila come scimmiottatura di un immaginario e immaginato originale; vi si imbatte, infatti, in un po' di tutto: due/quattro/otto bassi (...le diatoniche abruzzesi), chitarre, fisarmoniche, tamburelli, qualche zampogna �surdulina", pifferi abbinati a qualche zampogna lucana, tarantelle di ogni tipo, e... gi� vjershe albr�sht e let�sht , esibiti da figuranti in improbabili costumi detti arb�resh, maschili e femminili; salvo a concludere un qualsiasi giro di ballo con il comando, impartito dal capobanda del momento, in perfetta lingua arb�reshe:" fuori il primo!" O no! ! !

 

Ma anche a voler parlare delle vallije �vere", imbocchiamo una strada a doppia corsia unidirezionale, asfaltata di bufale gigantesche ( mi riferisco alle mozzarelle, degne del miglior mercato all'ingrosso di Battipaglia)! Dunque: la valliva sarebbe una danza arb�reshe nata per ricordare una grande vittoria " t� Skanderbekut " sui Turchi Bum!!! Una vittoria davvero grande luminosa e radicata, quindi, nella memoria popolare al punto che in nessuno degli arb�resh - dotti e non dotti -ne � sopravissuta sicura e documentata traccia del nome; e per� se ne serba pallido ricordo nientepopodimeno che in una danza! Il riferimento alla vittoria sul turco Balaban Pasci� (1467) a sostegno della storicit� originaria della vallija � una forzatura dotta e posticcia, proprio in quanto legata al marted� dopo Pasqua di quell'anno; insomma, gli arb�resh invece di ricordare la data fissa dell'avvenimento ne affiderebbero la memoria ad una data religiosa mobile: davvero strano! N� regge l'intervento del vescovo di Rossano, teso ad impedire le vallije in tempi pasquali, per motivare la scomparsa della danza in tutti gli altri paesi arb�resh. Ma tutta la favoletta non � credibile per un altro serio e semplice motivo: nessuna danza popolare ha avuto mai, nel momento della sua origine, un significato preciso; sono stati gli uomini " addottrinati" che -nel tempo, e quindi ...successivamente !!!- l'hanno caricata di allegorie e significati "dotti". Tanto � accaduto anche per la Vallija. Ve li immaginate, invece, un bel giorno gli arb�resh convocati a suon di ..., di che? , impegnarsi a costruire una danza per ricordare una battaglia vinta, una battaglia di cui non sanno o non ricordano neppure il nome? La verit� � che " il popolo " non crea mai: pi� semplicemente trasforma deforma contamina appiattisce mitizza digerisce e fa proprio anche ci� che non gli appartiene per luogo e diritto di nascita, dalle varie processioni ai fal�!. La totale identificazione {per popolana sovrapposizione ) della odierna vallija con la tradizionale parata dei "piel�zit "[ I partorienti] ( che sarebbe, questa s�, tutta da ricostruire spiegare e riproporre) getta altri elementi di confusione sull'avvenimento. Oggi {ri)leggo che la Vallija sarebbe ( addirittura!) una forma di rappresentazione e testimonianza del "Buon governo", gi� raffigurata nel 1338 dal pittore Ambrogio Lorenzetti. Bene e...la vittoria di Skander di un secolo pi� tardi che fine ha fatto? ...e le mitizzate spirali di danza aggiranti l'esercito turco che, soffocato dal boa arb�resh , viene trascinato alla sconfitta? Mi auguro che la notizia non arrivi a chi oggi guida le italiche sorti, altrimenti -in quattro e quattr'otto -la Vallija rischia di diventare il vero manifesto di programma di ogni Governo: attuale e futuro.

 

Che se, poi, vogliamo analizzare la vallija nella musica e nel testo connesso, si rimane sconcertati. Per intanto, una danza per la vittoria non pu� essere musicalmente di tanta luttuosa funerea tristezza: basta spulciare i nuclei tematici compositivi per decidersi -finalmente, direi! -ad escluderne ogni familiarit� con inni di memoria per trionfali eventi. Ed il testo? Altro che coraggio valore fedelt� degli eroici combattenti arb�resh! E' un documento di vigliaccheria storica di rara portata: ed infatti, tra l'altro, ho sentito cantare come Skander un bel mattino inviti i commilitoni a mangiare con lui carne �d�rri e ljepurish�. Ad un certo punto alza gli occhi sulla montagna sovrastante e si accorge della presenza di qualcuno che spia; allora manda uno o due dei fedelissimi (!!!) ad andare a stanare il nemico; nessuno si presta alla missione ( ...che fifa!), al punto che lo stesso Skander, dopo l'intervento del cognato Ducagino e previa invocazione a Dio e a S. Nicola ( sembra il crociato Goffredo di Buglione, !!!) , scova la spia e affronta in duello quello che si riveler� essere il Rinnegato (!!!) e poi passa a fil di spada oltre mille nemici sopraggiunti. Da arb�resh mi vergogno un po'!

 

E come la Vallija, cos� tanti altri aspetti del favoleggiato mondo arb�resh vanno riposizionati in un contesto pi� concreto e meno auto celebrativo.

 

Ma per ritornare al discorso di partenza, a quanti si esaltano al pensiero di un' Arberia depositaria di chiss� quante perle originali in materia di musica popolare, mi preme ricordare che sarebbe un vero miracolo ove ci� fosse vero: miracolo di fronte al quale neppure il Tribunale del Diavolo, di papalina istituzione, avrebbe partita facile! E mi spiego. Se � vero -come � vero -che le nostre ghjtonije non sono pi� le stesse; che i nostri paesi nelle loro piazze, nelle loro strade, nelle loro fontane, nelle case private e negli edifici pubblici, nelle attivit� agresti, nelle arti e mestieri non sono pi� gli stessi (non a caso viaggiamo verso il trionfo dei musei!); che le ricorrenze religiose (...quante processioni, quante statue di santi sono passate nel dimenticatoio!!!) e quelle civili sono in continua evoluzione per numero, per circostanze ispiratrici e per cerimoniale; che la lingua non � pi� la stessa, ma -come succede a tante lingue del mondo -va quotidianamente depauperandosi, travolta da rapide trasformazioni prima di scomparire...ecc ...ecc , per quale recondita ragione il patrimonio dei canti popolari cosi detti �arb�resh" dovrebbe essere rimasto uguale a se stesso nel tempo? E perch� si finge di credere in simili panzane dal momento che proprio il canto popolare � la prima manifestazione di massa ad essere travolta dal nuovo? In tutte le mie ricerche ho trovato non pi� di una cinquina di canti arb�resh che si discostano dal clich� della musica popolare dell'Italia Meridionale; li ho trascritti in musica e li conservo a memoria mia e di quanti verranno: tutto il resto � plagio, rifacimento, parziale adattamento albr�sht di motivi let�njesh.

 

 

Passando, poi, in rassegna i brani raccolti nel C D �Kendomi" per come interpretati ed eseguiti dal gruppo orchestrale � Dite e re", a Nando Elmo e a quanti che come lui -in modo ipercritico, cio�, ma senza documenti -li ritengono brani arb�resh napoletanizzati, faccio notare che l'esecuzione di parti musicali con un mandolino non fa di una musica qualsiasi un brano napoletano; cos� come lo stesso brano, se affidato in esecuzione ad una cornamusa irlandese, non diventa irlandese; n�, se eseguito a pianoforte e violino, diventa musica da concerto cameristico. Ed allora entriamo nello specifico per sottolineare poche cose e... chiudere la partita.

 

Il primo e il secondo brano del C D ( "Kendomi" e �Dite e re" )sono composizioni dell'avv. Enzo Filardi, a suo tempo presentate al festival di S. Demetrio Corone in due diverse edizioni: si vorrebbe, forse, costringere un autore ad eseguire ci� che � suo secondo il gusto di terzi, con o senza mandolino? E di quale onta all'albanesit� si pu� parlare nello specifico? Quale napoletanomania vi si legge e si vorrebbe condannare?

 

Il brano "Trihimisu Arber�" � una mia composizione, legata alla prima edizione del carnevale lungrese del 1962, e le parole sono state estrapolate dalla" Vdeqja e Skanderbekut" di G. De Rada per mano dell'allora arciprete G. Stamati ed adattate alla musica con gli opportuni correttivi, necessari per esigenze di accenti musicali e di quantit� sillabica: di quale musica "arbereshe" napoletanizzata si parla allora? Anzi, il brano in questione, regolarmente registrato alla SIAE, � ancora oggi usato dalla brava cantante solista Silvana Licursi ad apertura dei suoi concerti, avendolo ritenuto (...sono sue parole!) un canto della tradizione arb�reshe, perch� tale gliel'avrebbe

fatto credere qualche generico informatore. Ma, ripeto, dove sta la  napoletanizzazione ?

Passiamo oltre. E bukura More � un brano musicale composto, se non ricordo male (ma non ci giurerei!) da p. Lorenzo Tardo, affermatosi in Sicilia e diventato, poi, il canto della diaspora arb�reshe. Noi di "Dite e re" lo abbiamo eseguito sul modello interpretativo di un gruppo folkloristico shqjpetaro, impegnato in un tour concertistico nei primi anni settanta del decorso secolo: cosa vi si vede di napoletano( che non sarebbe, poi, di per se un demerito ) e di tradimento della tradizione? C'� qualche illustre intenditore che mi sappia smentire? A meno che non si voglia

sostenere che quei burloni di shqjpetari, trascurando gli obblighi di regime e beffando "sigur�min", non abbiano fatto lunga sosta musicale a Napoli, prima di esibirsi nelle piazze dei nostri paesi.

 

la canzone "Lule ..Lule...ma�...ma� ", di S. Benedetto Ullano, � stata rivisitata negli anni cinquanta, o gi� di l�, da pap�s Alessandrini ed E. Tavolaro; anzi, se la memoria di oggi non gioca brutti scherzi a quella di me adolescente di allora, fu eseguita da un gruppo che si chiamava " Gruppo Alessandrini". Accoppiata ad un altro brano per libere iniziative di organizzatori di raduni folk, oggi si presenta in natura composita; per questo motivo � stata interpretata da quasi tutti i gruppi folkloristici arb�resh in modo diverso: infatti, mentre la parte ritmata � rimasta uguale a se stessa, la parte iniziale ha subito svariate contaminazioni, anche di testo: fenomeno che coinvolge -

del resto -ogni musica popolare. In particolare, voglio ricordare di averla ascoltata anche in coppia con altro brano "Kanaja moti", dove spicca come antico (!!!) termine arberesh ( o no!!!???) la parola "canaglia" ! Ma vi pare che possa considerarsi di vecchia tradizione popolare arb�reshe un brano che esordisce con la parola "canaglia"? Sarebbero bastati pochi anni di vicinanza temporale e qualche fantasioso capogruppo folk lo avrebbe dichiarato "padre" della canzone �Nostalgia canaglia": il cui autore ( guarda tu che caso!) non � forse ALBANO ? Siamo l�! Per tutte queste considerazioni ci siamo adeguati a quanto si canta oggi, ed infatti sul C D chiamato a giudizio � eseguito "a cappella "nella prima parte e in veste ritmica nel resto: cosa ci sia di napoletano � possibile chiederlo agli intenditori, travestiti da PM della musica arb�reshe?  

 

Il brano lungrese "Falluvet" e eseguito secondo i canoni vocali plU semplici della musica popolare, cos� come gi� linearmente interpretato dal gruppo "Moti i pare" e come ancora oggi lo si canta a Lungro. E' napoletano anche questo?

 

"Valle...valle..." � quasi identico alla versione proposta dal gruppo "Kamastra" del Molise, in analoga strumentazione ed interpretazione: nulla di clamorosamente festivaliero!

 

Moj ti pul�za k�mbaleshe" presenta un'introduzione tutt'altro che napoletana, scelta e costruita per creare un forte stacco con il successivo e ritmato passo musicale: il che ben rende l'idea del vagabondare di una donzella fra tanti amori, allegoricamente raffigurata da una pollastrella, incerta su dove poggiare le sue attenzioni. Ricordo, a quei pochi che non lo sapessero, che nei nostri paesi, ancora oggi, chiamiamo"pul� piklore" la gallina di razza "a pois": "shum� furt�bulle", come gallina "ovaiola" e come chioccia; "pul� garc�ne", la gallina dal lungo collo non piumato: ottima per il brodo; "pul� k�mbaleshe", la gallina dalle zampe forti e ricoperte nelle estremit� di ricco piumaggio ribelle, quasi bestia da combattimento;  infatti non si distingue bene dal corrispondente gallo kembalesh: lo dico per motivare agli occhi dei Catoni sia la scelta di alcuni versetti (preferiti ad altri) sia il ritmo incalzante della esecuzione.

 

Per quanto concerne il brano civitiotto "Pllumbthi", l'accusa di napoletanizzazione rasenta il ridicolo: e mi spiego. L'introduzione l'ho curata tenendo conto della chiusura di frase musicale, che sale sulla quarta prima di tornare sulla fondamentale, per cui, per razionale equilibrio, ho strutturato una frase che, prima di tornare sulla fondamentale, scende alla quarta inferiore: come insegna non il napoletano, bens� ogni schema musicale orientale, od orientaleggiante che si voglia. Ma se proprio di contaminazione si vuole parlare, bisognerebbe ascoltare un po' di musica popolare sovietica o danubiana, alla quale -questa s�! -mi sono accorto, in seguito, di essermi istintivamente richiamato nella stesura della parte introduttiva. A chi, quindi, si innalza a giudice, senza avere contezza in materia, ricordo di tener presente qualche volta il Pliniano �Sutor, ne ultra crepidam" !, tanto per non cogliere topiche vistose.

 

A questo punto, la accusata e condannata pretenziosit� di esserci definiti �Dit� e re" = ORCHESTRA ARB�RESHE" perde di qualsiasi efficacia; infatti, viaggia di pari passo con la pretenziosa definizione di arb�resh che oggi estendiamo a tutto ci� che ci riguarda, come dicevo sopra: � arb�resh come il festival di S. Demetrio; come sono arb�reshe le nostre case, le nostre strade: ne pi� e ne meno. Ed i nostri Comuni in che cosa sono diversi da quelli limitrofi per definirsi, oggi!, orgogliosamente arb�resh? Dimenticavo: ce lo ricordano le insegne stradali in lingua italiana e in lingua rigorosamente shqjpetara: forzata sovrapposizione culturale alla parlata locale e dotto esibizionismo linguistico! ! !

 

E poich� sono scivolato sulla banana della lingua arb�reshe, a quanti ritengono che le nostre �parlate" possano salvarsi attraverso provvedimenti legislativi (chiari o farraginosi che siano, ma sempre in attesa di miracolistica esecutivit�), attraverso due/tre ore settimanali di lezione nella scuola dell'obbligo, o... attraverso la �straordinaria (!!!) incisivit�� degli Sportelli linguistici ( a prescindere dal valore dei soggetti chiamati al servizio), spero di far capire -una volta ancora! -che nessuna lingua al mondo si � mai difesa dall'oblio e dalla scomparsa per interventi di legislatori pi� o meno oculati. Le lingue parlate a tutt' oggi nel mondo sono 6800; di queste, ben 3400 circa sono in via di estinzione; anzi per la fine del secolo spariranno definitivamente. Non sar� mica colpa di qualche governo, miope, sparagnino, tagliatore ( ..che brutto termine!) di pubblici proventi, che non si � reso conto che con uno "sportello linguistico" , con due/tre ore settimanali di lezione per pochi intimi, con una legge di difficile parto per pluripaternit� e con qualche decreto regionale ne avrebbe potuto evitare la morte? E vuoi vedere che la lingua latina � scomparsa per incuria del popolo fiorentino che non ha sollecitato i suoi Priori a farsi carico della salvaguardia della classicit�, seguendo, invece, quel "volgare" poeta da ciabattini (!!!) che fu Dante Alighieri con la sua confraternita? Eppure non si scopre l' America nel constatare ( non ricordo pi� dove scrivevo queste considerazioni!) che tutte le lingue sono creazioni dell'ordine spontaneo: nascono, si espandono, scompaiono come conseguenze dell'attivit� umana, ma non come conseguenza dell'intenzione degli

uomini. La vita di una lingua non dipende, alla lunga, dalle decisioni di un qualsiasi governo o accademia o parlamento. La vitalit� del linguaggio � determinata esclusivamente dall'utilit�. Una lingua non muore perch� qualche sinedrio ne decreta la fine, ma solo perch� esaurisce la funzione essenziale di mezzo di comunicazione. Per quanto triste possa apparire a tanti romantici come noi, se la nostra parlata arb�reshe serve soltanto a noi e a pochi studiosi o appassionati nel mondo, significa che � destinata a morire: altro che leggi, decreti, convegni, scuola, sportelli ecc.! Ma, al contrario, poich� una lingua continua a vivere a condizione che esista chi quella la parli, appare scontato che non esistono provvedimenti legislativi che la possano salvare in quanto lingua e per via grammaticale scolastica; occorre, invece, promuovere attivit� lavorative che risultino idonee a trattenere i giovani nelle comunit�, la cui parlata si vuole salvare: se vive la comunit�, vive anche l'albr�sht. E' un discorso semplice semplice che fanno tutti, che conoscono tutti, ma che i pontefici officianti dell' Arber�a fingono di non sapere, e ci invitano a seguire l'esempio delle realt� minoritarie frontaliere, maliziosamente dimenticando che si tratta di fenomeni completamente diversi. Anche la Chiesa, per non essere considerata ferma al palo, ha promosso un'operazione di albanesizzazione delle sacre funzioni previste nell'anno liturgico secondo il rito greco-bizantino: ha introdotto nel rituale una lingua che di arb�resh ha ben poco, poich� le parole o sono "accatti" dallo shqjpe o costruite artificiosamente dalla commissione preposta alla "traduzione" dei testi dal greco in arb�resh. Ma, dico io, se una lingua mal si presta a rendere I"essenza del messaggio teologico (come � il caso del nostro albr�sht ) perch� costringere il popolo all'uso di termini che non sente propri? Ma cosa si spera di salvare dal punto di vista linguistico? Fra termini incomprensibili ai pi� e rapidit� di pronuncia delle formule da parte dell'officiante, a me sembra di assistere a funzioni religiose in perfetto arabo mediterraneizzato.

 

So di aver sollecitato pruriginose reazioni in tanti, per cui pongo fine qui alle mie �mbrishkambr�shke", altrimenti come altri chiacchieroni finir�, per meriti acquisiti sul campo, di vedermi accreditare il famoso epitaffio:

 

�E' in questa tomba un chiacchieron serrato

che assord� col dir tutta la gente;

e bench� ora ammutisca eternamente,

non pu� tanto tacer quanto ha parlato."

 

Allora, faccio un ultimo giro di ballo ( �me pal� e stol�" per� ), e poi esco di scena: "fuori il primo"! o no?!!