La mancanza di accesso al nuovo livello tecnologico informatico che le popolazioni non residenti in zone centrali soffrono.

DIGITAL DEVIDE

di Nico Iuvaro

 

Un importante tornante ha interessato la storia della comunicazione negli ultimi anni: la digitalizzazione, che altro non � che la traduzione in forma digitale di un dato analogico, ma che ha interessato tutti i campi della conoscenza umana rendendo ogni dato e informazione comunicabile e fruibile in tempo reale a livello globale. Tuttavia questa nuova mole in movimento di dati, informazioni e comunicazioni ben presto ha palesato l'inadeguatezza tecnologica e quantitativa delle tradizionali reti di comunicazione. Infatti dove prima transitava solo la voce ora si trova convogliata una grande massa di comunicazioni di vario genere. Nasce cos� il problema del divario digitale" digital divide" ovvero della mancanza di accesso, e quindi di fruizione, al nuovo livello tecnologico informatico della comunicazione che molte popolazioni, non residenti in zone centrali soffrono. In pratica l'accesso ad Internet spesso, troppo spesso, � possibile solo con l'ormai obsoleta connessione dial up (il classico collegamento telefonico) che non garantisce velocit�, ormai i siti web sono densi di contenuti multimediali che a livello comunicativo pesano parecchio, inoltre non � un tipo di collegamento "always on" (sempre connesso come l'ADSL) in quanto rende occupata una linea telefonica, quasi sempre unica nelle famiglie italiane.

L'Italia, pur partendo da una base solida, infatti negli anni settanta ha raggiunto buoni risultati a livello di reti di comunicazione di massa, nell'ottobre del 1970 � stata realizzata la teleselezione da utente ad utente, prima in Europa, � riuscita benissimo a perdere la retta via finendo per ritrovarsi nel nuovo millennio con vari problemi e ritardi. Infatti paghiamo il gap di una copertura ancora scarsa rispetto al resto dell'Europa subendone per�, costi di esercizio pi� alti. Inoltre il divario interno lascia molte zone del paese scoperte dalla copertura ADSL, creando una situazione particolare di "buchi" che la classica dicotomia tra nord e sud, da sola, non � sufficiente a spiegare: restano infatti escluse le zone rurali e montane decentrate collocate in quasi tutto lo stivale. Ma tradotto in termini di opportunit� ed economia questo che cosa significa? Innanzi tutto un grande danno, infatti le potenzialit� della rete

sono enormi, e non solo in termini di comunicazione interpersonale o di intrattenimento, non bisogna trascurare le possibilit� di studio a distanza, restando in sede i costi diminuiscono quindi risparmio per le famiglie, inoltre il telelavoro � anche un mezzo per combattere la disoccupazione e conseguentemente il rischio di spopolamento che le zone rurali corrono. Nella Vai Tidone, in provincia di Piacenza, giusto per citare un esempio, gi� si sta investendo nel telelavoro cercando cos� di favorire il  ripopolamento. L'economia moderna corre in rete e restare fuori dalla banda larga significa non godere di allettanti opportunit� di sviluppo.

Per quanto riguarda la copertura ADSL bisogna ricordare che essa � possibile, sfruttando i cavi telefonici, solo con la concomitanza di due situazioni favorevoli, innanzi tutto la centrale telefonica deve essere collegata alle altre mediante la linea a fibre ottiche, ma questa � condizione necessaria ma non sufficiente, inoltre la centralina telefonica deve essere dotata di apparecchiatura ad hoc parecchio costosa. Il costo quindi, ragion per cui Telecom proprietaria dei micro condotti che dalle centraline e nodi arrivano agli utenti finali, in pratica l'ultimo miglio, � restia a fornire il servizio ADSL in quelle zone dove reputa che il ritorno economico non sia adeguato alla spesa.

Questo le conferisce inoltre, un forte potere di monopolio infatti gli altri gestori di servizi ADSL possono offrire i loro servizi solo dopo che il territorio � stato coperto dal proprietario della rete. Questa � una situazione anomala in un paese civile e liberale, infatti la nostra bolletta da sempre ha previsto una tariffazione a due stadi, un canone che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto coprire i costi delle infrastrutture necessarie al servizio, quindi la  realizzazione e sviluppo della rete, e una seconda parte a consumo relativa comunicazione effettivamente effettuate; purtroppo per� l'offerta di quello che dovrebbe essere un diritto, diritto di cui dovrebbero godere tutti cittadini in quanto tali, senza distinzioni di nessun genere, viene sottoposto alla rigida logica economica del costo benefici.

Inoltre � bene precisare che sarebbe antieconomico per altri gestori realizzare ognuno una propria rete, realizzando inutili e dispendiosi duplicati, qui si � in presenza di un monopolio naturale; mentre � difficile pensare per il breve periodo al superamento tecnologico del doppino telefonico.

Le soluzioni per la verit� ci sarebbero, e porterebbero alla fine del monopolio di fatto della Telecom: lo spezzettamento della rete, il modello all'inglese o l'esproprio della rete stessa, che dovrebbe essere restituita ai legittimi proprietari: i cittadini italiani. La soluzione inglese ha previsto l'affidamento della rete ad una divisione distinta, con bilancio proprio, della British Telecom operante sotto il controllo dell'Autority per le comunicazioni. Questo � stato reso possibile grazie ad un accordo raggiunto da British Telecom, anche essa ex monopolista, e l'autorit� garante, che pur lasciando la British Telecom proprietaria della rete ha salvato capra e cavoli, ponendo la sua gestione, manutenzione ed implementazione, e quindi i diritti che conseguono da questo per i cittadini, sotto il controllo statale. Questa soluzione, all'inglese, per la sua ambivalenza nel salvare gli interessi del monopolista e garantire diritti e vantaggi concreti ai cittadini, non pi� succubi della logica del mercato per quanto riguarda l'ADSL, piace anche al Governo italiano che sembra intenzionato a fornire all'autority i poteri necessari. Insomma la rete deve essere distinta dall'attivit� della Telecom, che deve peraltro essere libera di agire come un qualsiasi gestore di servizi, anche se senza potere di monopolio che peraltro ha pesato troppo, e per troppi anni, sulle spalle e sulle tasche dei cittadini.

Giusto � ricordare anche varie iniziative intraprese da enti locali e privati per realizzare una copertura locale sfruttando tecnologia. wireless (senza cavo), inoltre l'attuale Governo ha dichiarato di voler risolvere il problema entro il 2011, mentre la Telecom ha dichiarato tramite il proprio amministratore delegato Ruggiero che entro il 2010 il 70 % delle linee telefoniche nazionali sar� raggiunto dalla copertura della banda larga.

Certo se la Telecom avesse investito pi� nella rete che nell'alta finanza, Comunque staremo a vedere,

La Telecom, inoltre, ha sottoscritto un accordo di programma con la regione Valle d'Aosta per la copertura del 90 % del territorio montano entro due anni.

Per quanto riguarda la nostra zona sarebbe auspicabile che i nostri politici, tutti insieme, si dessero una mossa.

 

Articolo pubblicato su "l'informatore" - ottobre 2007