Mensile dell�Istituto culturale M�cheno, 38050 Pal� del F�rsina (Tn)

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Arb�resh� t� Kalabris� / Albanesi di Calabria / Albaner in Kalabrien

 

Da Natale all�Epifania: tra fede e tradizione / Von Weihnachten bis Epiphania: zwischen glaube und tradition

 

di Alfredo Frega

 

Le tradizioni popolari nei paesi albanofoni, un lembo d�Oriente in Italia, hanno radici comuni, perch� comune � la terra di provenienza: l�Albania.

            Brevemente ricordiamo come queste comunit� sorsero nella seconda met� del XV secolo, dopo la scomparsa dell�eroe Giorgio Castriota �Skanderbeg�, avvenuta ad Alessio nel 1468, che determin� il grande esodo, dopo un decennio, con la conquista dell�Albania dagli Ottomani. Gli albanesi vennero nelle terre del regno di Napoli, al seguito di Giovanni Castriota, figlio dell�eroe, accolti con tutti gli onori da re Ferdinando d�Aragona, memore degli innumerevoli aiuti ricevuti dal padre. Essi furono disseminati nei feudi della provincia di Cosenza, in particolare in quello dei Sanseverino. Ripopolarono casali gi� abitati da gente indigena o alzarono le loro misere dimore nei pressi delle Abbazie basiliane. Queste isole linguistiche sopravvivono ancora oggi distribuite a macchia di leopardo nelle regioni meridionali d�Italia, Sicilia compresa, individuate nel nome di �Arb�ria� e �Arb�resh�� sono chiamati gli abitanti.

            E� risaputo che gli Arb�resh� hanno conservato fino a noi, quindi a distanza di ben cinque secoli, la lingua madre � arb�risht/albanese � oggi tutelata con legge dello Stato (n. 482/99), usi, costumi (molto belli i ricchi abiti muliebri), credenze e, quel che � pi� importante, il rito che segue da sempre quello bizantino greco (vi sono in Italia due eparchie o diocesi per i fedeli albanesi di tale rito, una in Sicilia a Piana degli Albanesi (Hora e Arb�resh�vet) e l�altra a Lungro (Ung�r), per le parrocchie greche dell�Italia continentale, oltre al monastero esarchico di Grottaferrata), molto legato alle tradizioni popolari. Aver conservato queste tradizioni, testimonianze di un passato assai remoto, rimane un fatto di un significato e di un valore veramente notevoli. Gli usi, i riti e le feste degli albanesi d�Italia, pur discostandosi dalla tradizione latina (alcune volte coincidono con essa), sono molto legati al calendario liturgico della chiesa bizantina.

A fine novembre la neve, che con abbondanza copre i monti del Pollino e della Sila, annuncia il solstizio d�inverno e le feste che una dopo l�altra si susseguono: Natale, Capodanno ed Epifania.

Natale (Krisht�lindja), � la festa che sintetizza tutti i momenti del mistero della venuta al mondo del Figlio di Dio.

La vigilia del 24 dicembre � dedicata all�astinenza dalle carni (nest�ia) e la Chiesa d�Oriente non celebra la liturgia ma l�ufficiatura delle ore. La sera si celebra l�esperin�s di San Basilio. Nella mezzanotte Santa la Cattedrale a Lungro, il Santo Bambino � portato in processione lungo le tre navate. Si canta una armoniosa melodie  �Fj�j, ti Bir� (Dormi tu, oh Figlio), autore Giulio Variboba, un sacerdote di rito greco vissuto nel �700. Al seguito anche suonatori di zampogna (karramunxat), la classica �surdulina� dalle canne corte, con un suono dolce e melodioso e di coppie di pifferi di canna (fishkarol�t, titarotet o tot�rat). A S. Demetrio Corone (Sh�n Mit�r) padri e padrini portano, sollevandoli con le braccia, i bambini nati nell�anno, mentre s�intona il canto �Sh�n M�ria tue k�nduar�� (La Madonna cantando..). Poco prima della mezzanotte, a Civita (�iv�t), uno dei pi� graziosi paesi albanofoni, la gente si raccoglie in piazza dove arde il grande ceppo che pu� essere di faggio o di quercia, coperto di frasche. E� il momento in cui la gente pronuncia in albanese frasi propiziatorie come �Kaq murr dh� e kaq murre lop e kaq bute me vere muskat!� (Possa avere tante mandrie di capre, di pecore, di vacche e tante botti di vino moscato!).

E� periodo in cui tornano gli emigranti, sono i figli di quanti lasciarono questa terra a partire dagli anni�50 per cercare lavoro nel Nord. Vengono per ritrovarsi con parenti ed amici, per parlare l�idioma mai dimenticato; per partecipare, come un tempo, al grande evento della Cristianit�; per rivivere momenti di vita familiare ed assaporare le tante �buone cose� della tradizionale cena, perch� questa � la festa che riunisce le famiglie nelle case, attorno al caminetto dove crepita il ceppo (kuzari).  Nella settimana che precede la festa si addobbano le case e le donne preparano i dolci e le saporite frittelle, da consumare anche all�istante, magari accompagnati dal vino novello di casa �vera e re t� shpis� �. Nell�olio bollente dell�ampia padella finiscono deliziose prelibatezze di varie forme e composizione. Nella tradizione di Lungro: grispelet, frittelle di pasta lievitata, kanarikulit, farina impastata con vino e olio bollente e poi passati nel miele, xhurxhullet, una specie di torrone ottenuto da un impasto miele, semi di sesamo, mandorle e guarnito con foglie di alloro. A S. Demetrio Corone, invece, krustulit, kula�et, skallilet e pasta kunfet, a base d�uova, farina, lievito naturale, zucchero e miele. Si pu� affermare che ogni comunit� ha tradizioni proprie e molto variegate. Poi, tutti a tavola per gustare con allegria almeno nove o addirittura tredici portate a base di pasta condita con acciughe e mollica di pane, pesce per lo pi� anguille (ngjal�), baccal�, tante specie di verdure, frutta secca e di stagione. E� bandita la carne in tavola. Le famiglie delle ghjitonie (vicinati) si scambiano i doni, e a quelle in lutto i dolci natalizi sono portati dai parenti, amici e vicini di casa. Anche tra gli albanesi corre una credenza popolare calabrese, quella degli animali che parlano nella lingua a noi comprensibile nella Notte di Natale. Per non correre il rischio che sparlino dei loro padroni, si d� agli animali abbondante cibo e non si deve essere curiosi ad orecchiare alle porte delle stalle, per evitare brutte sorprese. Bambini e giovani, in segno di rispetto, porgono gli auguri agli anziani baciando loro la mano e questi rispondono �Pa� urat� dit� e nat� � (Abbi salute giorno e notte).

            Capodanno si festeggia a partire dalla sera della vigilia. In chiesa si assiste alla liturgia di ringraziamento, dove il sacerdote ricorda gli avvenimenti dell�anno e notizia circa l�andamento demografico che interessa la comunit�. Da anni si assiste ad un lento, ma inesorabile diminuzione della popolazione, il �tallone d�Achille� di queste comunit�, la cui economia, sempre pi� precaria, rimane a livelli bassissimi. Scompaiono le piccole imprese artigiane, prima fiorenti. Si chiudono scuole ed uffici. In questo clima che, peraltro rispecchia quello nazionale, l�attesa del nuovo anno per la gente arb�reshe �, in ogni caso, sempre pervasa dall�allegria e da quel senso di fiducia nel domani che li ha da sempre distinti. Bufetat (le tavole) dei cenoni della notte di S. Silvestro saranno ancora ricche dei piatti tipici e del vino prelibato, tra sorrisi, brindisi e canti, k�sht� si do tradita (cos� come vuole la tradizione).

            L�Epifania o Teofania secondo il calendario liturgico bizantino ricorda la manifestazione di Dio e il battesimo di Cristo; in quello latino o romano questa festa, invece, ricorda anche l�adorazione dei Magi. E� detta da S. Gregorio da Nazianzo festa delle luci (illuminazione dei fedeli). �En Iordh�ni vaptizom�nu su, Kirie, i tis Tri�dhos efaner�thi prosk�nisis, mentre tu eri battezzato nel Giordano, o Signore, si rendeva manifesta l�adorazione della Trinit��.), � l�inizio del tropario della festa. Al termine delle cerimonie liturgiche si svolge il rito della benedizione delle acque. In alcune localit� si va in processione alla fontana pubblica o sulla riva di un fiume, rendendo la sacra funzione pi� suggestiva. Ai fedeli, poi, il celebrante cosparge sul capo l�acqua benedetta. I sacerdoti poi benediranno le case della comunit�. L�acqua santa viene anche usata dai contadini per propiziare abbandonati raccolti.  Nonostante la diversit� commemorativa della festa tra i diversi riti, la tanto bistrattata befana arriva puntuale con i suoi doni anche per i bambini arb�resh�.

            Le tradizioni di questi giorni di �grande festa�, descritte seppure in modo sommario, ben difficilmente potranno essere intaccate da elementi corrosivi della cultura generalizzata, finch� le comunit� albanofone delle aree interne del sud dell�Italia continueranno a sopravvivere, cos� come il valore sacro della famiglia, quale custode del patrimonio atavico di un popolo.