ANTONIO SASSONE

VILLA FALCONIERI

 

Idee e valori di Camillo Vaccaro,un Maestro lungrese vissuto tra Ottocento e Novecento

 

 

Questa raccolta di scritti di Camillo Vaccaro (1864-1955) curata da Silvio Martino e sollecitata da alcuni ex alunni, esponenti di quelle numerose generazioni che lo ebbero Maestro, vuole essere una testimonianza di affetto e di gratitudine verso l�educatore, ma � anche un documento storicamente interessante delle insospettabili diramazioni di una cultura positivista, presente, in tono minore, nella Calabria degli inizi del Novecento.

L�autore, nato e vissuto prevalentemente nella comunit� etnica albanese di Lungro, in una regione, la Calabria, che alla fine del secolo XIX contava oltre il 90 per cento di analfabeti, ebbe il privilegio di essere avviato e assistito negli studi da uno zio prete. Ma, ben presto, resosi intellettualmente autonomo, abbracci� il positivismo e, immemore ( o forse proprio perch� memore) dell�impronta religiosa data alla sua educazione, fin� con il convincersi con Haeckel che Dio � un " vertebrato allo stato gassoso " (p. 36). La demolizione critica delle basi reazionarie della sua cultura ricevette impulso dalla scoperta dell�opera di A. Ardig�, il positivista italiano che aveva sconvolto le acque stagnanti della speculazione idealistica, mediando culturalmente la radicalizzazione laicistica avviata dall�avvento al potere della Sinistra storica di Agostino Depretis.

Vaccaro si attestava sulle posizioni di quegli intellettuali laici meridionali che s�inserivano nelle istituzioni culturali del Paese, integrandosi socialmente sotto la comune fede positivistica, dopo aver subito l�egemonia ideologico-politica dei ceti dominanti incontratisi nello spiritualismo e nell�idealismo della Destra storica, moderata o conservatrice. Tanto maggiore fu l�entusiasmo con cui Vaccaro si appropri� dei risultati del pensiero di Ardig�, tanto pi� esso gli apparve congeniale, quanto pi� estese erano le affinit� tra la sua storia personale e quella del filosofo positivista. Ambedue avevano, infatti, coraggiosamente sfidato l �autorit� e attirato su di s� l�ira e l�ostilit� dell�ambiente confessionale d�origine, respingendo il proprio passato culturale teologico, per abbracciare una visione del mondo qualitativamente nuova, per il posto che in essa occupava l�atteggiamento sperimentale. In ambedue, la divinizzazione della.scienza e del "fatto" positivo determina una trasposizione delle conclusioni assolutistiche del pensiero dalla sfera religiosa alla sfera scientifica. In tal modo i presupposti dogmatici, pur secolarizzandosi e laicizzandosi, continuano a sussistere nella nuova visione scientifica del mondo. Pertanto, la guarigione dal. "morbo sacro" della religione (p. 64) che Vaccaro, citando Eraclito, riteneva di aver raggiunto, convertendosi al positivismo, non risultava totale. Ci� nonostante, la conversione, pur con i suoi limiti, pu� essere considerata un�eccezionale salto qualitativo, soprattutto se la si colloca nella situazione di isolamento in cui essa veniva effettuata.

Nella Calabria della fine del secolo XIX, a condizioni socio-economiche pre-capitalistiche corrispondevano forme ideologiche

quasi esclusivamente orali. La cultura scritta, a sua volta, limitata a meno del 10 per cento della popolazione, raramente superava i confini della tradizione in cui la funzione pre-ponderante delle istituzioni ecclesiastiche imponeva i suoi modelli di comportamento e di pensiero. Quando la cultura scritta riusciva a sfuggire alla tutela oppressiva delle istituzioni tradizionali, si apriva, al massimo, agli influssi dell�idealismo che per la sua complicit� sostanziale con le filosofie delle classi dominanti, non divergeva funzionalmente dalla cultura gestita dalle istituzioni ecclesiastiche.

Nel nord che, alla fine dell�Ottocento, avviava il suo processo di industrializzazione, con uno sfasamento storico di oltre cinquanta anni rispetto al resto dell�Europa gi� imperialistica, la stessa voce di Ardig� che pur cercava di intonare la nuova visione borghese del mondo, risuonava pressoch� isolata, in mezzo all�ostilit� generale.

Collocata in tale contesto, la conversione di Vaccaro alla filosofia della borghesia industriale d�Oltralpe appare un fatto tanto pi� eccentrico, quanto pi� essa era estranea alle esigenze socialmente diffuse di una Calabria semifeudale, in un sud pre-capitalistico.

Nel 1908, quando gli echi della polemica scatenata dalla pubblicazione delle opere di Ardig� si erano ormai spenti, Vaccaro, in una conferenza tenuta a Cassano allo Jonio, esaltava appassionatamente la figura del filosofo positivista, rivelando all�uditorio il "sacro tumulto di pensieri e di affetti vibranti " (p. 78) che il nome di Ardig� suscitava in lui. L�oratore manifestava la sua gratitudine al pubblico per avergli offerto l�occasione di appagare il" desiderio potente di trasfondere nell�animo altrui il sentimento di stima e di venerazione grande che gli vibrava nel cervello e nel cuore per questo pensatore sovrano, per questa mirabile tempra di scienziato magnifico " (p. 79).

Il colore marcatamente politico dato all�ingresso del positivismo nella cultura ufficiale, subito dopo l�ascesa al potere della Sinistra storica, si riverbera nel pensiero di Vaccaro con tonalit� ancora pi� infuocate di quelle originarie e in un momento storico caratterizzato dal sopravvento del neo-egelismo e dello storicismo gentiliano e crociano. Pertanto, l �adesione appassionata di Vaccaro al positivismo, anche se storicamente e culturalmente in ritardo, proprio perch� politicamente orientata, rappresent� un valido stimolo di ricerca sociologica nutrita di dati empirici e pervase la sua pratica educativa di finalit� democratiche pressoch� sconosciute ai maestri elementari della Calabria di quel tempo .

In questa prospettiva, egli, guardando con sospetto gli "onorevoli ben pasciuti che dopo aver osservato igienicamente da lontano " (p. 138) le condizioni di miseria del Mezzogiorno, si ritennero in grado di trarre delle conclusioni che pretendevano di imporre come oggettive, esercit� il diritto di controllarle e criticarle, facendosi forte di una competenza scientifica che gli derivava dall�aver assimilato il metodo positivistico e dall�aver insegnato un quarto di secolo nel regno della miseria.

In una relazione svolta al secondo Congresso scolastico calabrese tenutosi a Cosenza nel novembre del 1908 critic�, in particolare, i provvedimenti legislativi scaturiti dai risultati delle indagini svolte dagli "onorevoli ben pasciuti", rilevando che era sommamente ingiusto " trattare in modo uguale rapporti e condizioni di cose tra loro disuguali ". Per il Maestro lungrese era ingiusto applicare indiscriminatamente le stesse leggi sull�istruzione al Nord sviluppato e al Sud "depresso e diminuito da sciagurate vicende storiche, rovinato nell�agricoltura dalla corrente migratoria che ingrossa sempre pi� e privo di risorse industriali" (p. 141). La legge sull�istruzione obbligatoria si rivelava per Vaccaro un �"atroce burletta " di conferenzieri settentrionali mandati nel Sud a recitare "forbite dissertazioni ", mentre le "catapecchie rimanevano pi� che mai catapecchie " e l�analfabetismo vi trovava il terreno ideale per prosperare. La mozione finale del Congresso di Cosenza redatta da Vaccaro e approvata dagli altri congressisti individuava le cause dell�analfabetismo nell� �"ingiuria di eventi tellurici e storici, nel sottosviluppo, nella miseria, nel malgoverno delle clientele amministrative, nell�assenza di ogni controllo da parte delle masse inconsapevoli e rassegnate " (p. 152); scartando velleitarie proposte di rimedi radicali, chiedeva l�intervento dello Stato per l�istituzione di asili d�infanzia, per l�incremento dell�edilizia scolastica, per la concessione di sussidi in denaro ai genitori costretti dalla miseria a far lavorare i figli in et� scolare, per l�attuazione di misure, come l�unificazione dei ruoli degli insegnanti elementari, che, offrendo prospettive di carriera "aperta e decorosa ..agli insegnanti stessi, bloccassero il loro esodo dalle scuole rurali.

La sensibilit� politica democratica unita agli orientamenti scientifici ispirati al Positivismo, lo indusse a precorrere i tempi in diverse questioni. A questo riguardo, � esemplare la sua posizione sulla funzione delle "lingue morte ". Con argomentazioni di sorprendente modernit�, gi� dal 1890 proponeva l�abolizione dell�insegnamento del latino nelle scuole medie, la sua sostituzione con lingue moderne di utilit� pratica e il potenziamento di discipline scientifiche su base sperimentale. Ma, consapevole della scarsa simpatia che una simile proposta avrebbe incontrato tra i contemporanei, mentre non rinunciava a demolire le false argomentazioni adottate dai fautori dell�insegnamento delle "lingue morte" (servono a conoscere meglio l�italiano, sviluppano le capacit� logiche, potenziano le capacit� espressive ecc.), intitolava significativamente il saggio "Voci nel deserto per lo svecchiamento delle scuole classiche ".

Non meno avanzata era la sua concezione pedagogica. Egli, infatti, respingeva il significato restrittivo dell�educazione intesa come attivit� rivolta alla formazione della personalit� del fanciullo e ne dilatava il raggio d�azione fino a comprendervi gli uomini di tutte le et�. Da questi presupposti scatur� l�ideale massimo di tutta la sua vita che era quello. di contribuire a edificare, come egli stesso scrive, "una coscienza nuova nelle masse" fondata su un " sistema economico egualitario che, soppiantando l�attuale ", avrebbe garantito ad ogni uomo il "diritto di raggiungere, mediante lo studio sperimentale, la conoscenza positiva del proprio essere e delle leggi cosmiche " (p. 94). Collocato nel clima di eclettismo che caratterizzava gran parte del1a cultura dei positivisti democratici italiani, consider� il materialismo storico una "teoria magnifica che d� allo studioso una seconda vista per valutare i fenomeni sociali " (p. 128).

La dilatazione della sfera sociale investita dall�attivit� educativa, la presenza di connotati politici democratici desunti dal marxismo introducono Vaccaro in una concezione, per quei tempi, pionieristica della teoria e pratica pedagogica. ln questa prospettiva, l�educazione acquistava ante litteram il significato attuale di educazione permanente. Anche se di una simile educazione il Lungrese non svilupp� un�ampia ed articolata analisi teorica - n� sarebbe lecito rimproverargli questo limite - ne diede, tuttavia, un esempio di pratica realizzazione, attraverso le esperienze educative svolte a beneficio degli operai della miniera di salgemma di Lungro. Partendo dal principio che � necessario bandire il formalismo ed imprimere all�educazione un indirizzo pratico che tenga conto delle motivazioni dell�educando e che assecondi i suoi bisogni individuali e sociali (cfr. p. 155), Vaccaro, mentre nel 1900 conduceva sul "Corriere di Napoli" un�attiva campagna per dimostrare l�infondatezza delle voci che prospettavano l�esaurimento dei giacimenti minerari della salina di �Lungro, nel medesimo tempo coinvolgeva in questa iniziativa scientifica e politica i 300 operai minacciati direttamente da una eventuale chiusura della miniera. Facendo ruotare l�attivit� didattica intorno all�esperienza produttiva degli operai, gi� suoi ex alunni, Vaccaro sollecit� il loro interesse scientifico verso i problemi del lavoro e verso le pi� generali ragioni economiche e politiche che avevano indotto le clientele locali e lo Stato ad agitare lo spauracchio della chiusura della miniera. Che si trattasse di uno spauracchio lo dimostrarono successivamente le polemiche ricorrenti sul medesimo argomento e le promesse alternate alle minacce avanzate regolarmente da tutti i governi dei regimi succedutisi in Italia dal lontano �900 ad oggi.

Nei suoi numerosi scritti di storia, filosofia, sociologia e pedagogia fu oggetto di citazioni e di lodi, anche tramite corrispondenze epistolari, da parte di A. Ardig�, F. Turati e C. Lombroso. Respinse ogni settarismo ed ogni autoritarismo, in pedagogia come in politica. Negli scritti e nella vita pratica manifest� un totale disprezzo verso il dirigismo culturale fascista che pretendeva di imporre agli educatori il principio per cui " dal teorema di Pitagora occorre ricavare il corolla-rio di una ubbidienza cieca al du-ce " (p. 162).

Quando nell�opinione pubblica italiana anche democratica, erano ampiamente diffusi i pregiudizi sulla razza maledetta cui veniva imputata la causa dell�arretratezza del Mezzogiorno, Vaccaro, in polemica con i Lombroso, i Niceioro, i Ferri, responsabili di aver consacrato con l�autorit� della scienza, quei pregiudizi, condannava il " perfido godimento di alcuni sociologi corrivi a spiegar tutto semplicisticamente col fattore etnico" (p. 123) e individuava, tra le cause dell�arretratezza, la principale nel " pi� iniquo degli sfruttamenti" perpetrato ai danni delle masse meridionali " mediante la complicit� dello Stato ".

Quello che per Turati era un debito di civilt� dello Stato verso il Meridione, al positivista Vaccaro appariva, pi� realisticamente, come un debito vero e proprio contratto attraverso gli agenti delle imposte.

Proteso a combattere, in nome della scienza positiva, i pregiudizi e la retorica, non si faceva eccessive illusioni sulle prospettive di successo e, parafrasando un�espressione di Humboldt riferita alla Germania, manifestava la pessimistica convinzione che " in Italia occorrono due secoli per distruggere una stupidit�: uno, per capirla e uno, per liberarsene" (p. 144). Un simile pessimismo non fu d�ostacolo alla sua opera educativa alla cui efficacia fu dovuta, in gran parte, la diffusione nella sua comunit� nativa dei principi democratici che contribuirono a fare di Lungro una roccaforte del Partito socialista, prima dell�avvento del Fascismo, e dei partiti di-Sinistra, nella fase post-bellica, fino ai giorni nostri.

 

 

Recensione a

Camillo Vaccaro,

Scritti

(a cura di Silvio Martino e del Comitato per le celebrazioni in Lungro) pp. 212, Castrovillari, 1974

(Da "La Parola socialista", n. 2-3, febbraio-marzo 1975, pp. 69-72).

P. S. Anche Silvio Martino , animatore dell'iniziativa che ha portato alla pubblicazione degli scritti di Camillo Vaccaro. � stato un Maestro lungrese, colto, tollerante e gentile, socialmente impegnato, ricco di sensibilit� pedagogica e democratica. Per queste sue virt�, egli avrebbe meritato di prendere in consegna e di tenere a lungo il testimone della grande dignit� del docente-educatore lasciato da Camillo Vaccaro. Ma Silvio � stato strappato prematuramente alla vita da quella bagascia intracomunitaria che � la Morte.