FIORI E LACRIME

SULLA TOMBA

DI

 

ANNUNZIATO CAPPARELLI

 

 

La legge naturale dello incivilimento dell'umanit� con l'intelligenza e col lavoro, contiene il principio di sociabilit� nel mondo, ch'� l' elemento dello sviluppo fisico e morale dell' uomo. La condizione di dover lavorare, � altres� condizione necessaria e primitiva dello stato di societ�, non potendo l'uomo bastare a s� stesso per la soddisfazione dei bisogni della vita. E il lavoro pi� fecondo � quello che pi� contribuisce all�incremento della civilt� del genere umano. Lo scienziato, il letterato, l' artista, il filantropo, il grande capitano, il grande politico, ecco i sommi fattori del civile progresso, ecco quelli che celebra la storia per incitare i posteri ad imitarne le virt�.

Chi sappia essere fedele seguace di tali virt�; chi sappia conseguire la nobile vittoria di sottomettere s� medesimo al vantaggio comune di tutti, � meritevole non meno delle lodi che della gratitudine di quelli che n'ereditano l' esempio.

Nel numero di costoro fu Annunziato Capparelli, il cui nome pu� raccogliere tutte le lodi che ad uomo convengano.

*

Discendente di patrizia famiglia delle colonie albanesi, Annunziato Capparelli nacque in Acquaformosa il 19 marzo 1811, un mese dopo la morte del genitore, Abramo, il primo di cinque fratelli della illustre prosapia di Luca Capparelli e Rosa Gangale da Firmo, i cui antenati lasciarono documenti autentici del 1591. Battezzato, come Egli diceva, dalle lagrime della vedova madre, Sig.a Anna Del Preite da Lungro, ebbe cure affettuosissime dagli zii paterni Federico, Vincenzo, Leandro e Giuseppe, che lo fecero educare ed istruire, con intelletto d'amore,nel Collegio ltalo-Greco in S.Demetrio Corone, in Cosenza ed in Napoli fino al 1842, quando lo vollero destinare, mal grado Lui, alla rappresentanza della famiglia, e s' impalm� il 2 ottobre 1843 alla nobile Signora Maria Rosa Gruerio da Terranova di Sibari. Da quel giorno egli visse per la famiglia, e il paese dove nacque e mor�, che l'improvviso avvenimento della sua morte ha colpito nel cuore, costernandone lo spirito e la mente.

La sua figura umana, il suo nome, erano la figura e il nome della famiglia, erano il simbolo della moralit� e della filantropia nel paese.

Della sua famiglia si diceva: in casa di D. Annunziato, bench� di nulla Egli si occupasse, nell'ultimo decennio di Sua vita, degli affari di famiglia; bench� i Suoi figli facessero e disfacessero a modo loro col pubblico; bench� la Sua grave et� non gli permettesse di accedere nei suoi fondi, nei paesi limitrofi, nei mercati per le usuali contrattazioni; ad onta di tutto questo della sua famiglia si diceva: in casa di D.Annunziato.

Il paese lo simbolizzava. Per il paese era il galantuomo, il medico, il benefattore; per� che, medico di professione, accorreva gratuitamente dovunque fosse chiamato a portare le ricchezze inesauribili della sua mente e del suo cuore, nel palazzo e nel tugurio e nelle campagne, senza distinzione di chi fosse meritevole del suo soccorso e di chi non lo meritasse, senza ombra di rancore contro chicchessia, senza ricordarsi che il tale o tal'altro era stato il Suo pi� feroce persecutore nei tempi delle politiche agitazioni, o che da qualcuno era stato ingratamente corrisposto, o che da altri era invidiato nella Sua fama, nei Suoi figli, nella Sua propriet�: galantuomo, medico, benefattore, sempre al Suo posto, sempre in cima a tutti gli altri; Egli non sment� mai questo simbolo che lo elevava alla venerazione del paese.

Quale migliore elogio e quale stupenda corona di compianto per l'uomo morto! Personificare nel suo nome una famiglia esistente da trecento anni; simboleggiarlo quel nome nei sentimenti di moralit� e di filantropia di un intero paese; oh! non sono fatti codesti della vita che invitano al dolore ordinario per la morte di un uomo: per la famiglia si eccliss� una gloria, per il paese si esaur� un tesoro di beneficenza.

E la famiglia e il paese lo piangono, ora ch' � scomparso dalla scena del mondo, lo piangono amaramente. Il 30 agosto ultimo passato, pochi giorni dopo la morte di Annunziato Capparelli, un ragazzo di Acquaformosa � caduto dall'alto di una casa di abitazione, ed io stesso ho udito nei gemiti dei parenti del povero ragazzo precipitato il nome di Lui, che s' invocava a calde lacrime, il nome di Annunziato Capparelli, che non c'era pi�, ch'era morto, e non poteva soccorrere chi ne aveva bisogno, non poteva consolare gl'infermi con la sua dolce parola.

Si aveva l' abitudine, nel paese, di prendere consiglio da Lui come dal proprio genitore. La sua incontestata bont� di animo, le risorse della Sua mente, gli espedienti della Sua scienza, il Suo disinteresse, gli conferivano autorit� di oracolo nel popolo, che in Lui trovava sempre un conforto, aveva sempre una speranza nelle tribolazioni della vita. Quante memorie, quante care memorie restano di Lui nel cuore di questo popolo. Solo medico in Acquaformosa, Annunziato Capparelli avrebbe potuto fare della professione un mezzo di enormi guadagni, avrebbe potuto imporre la necessita delle Sue cure alle condizioni pi� onerose che si potevano immaginare e desiderare; ebbene no: Egli esercitava un apostolato, Egli era ministro di carit�, superiore a tutte le contingenze del volgo.

Come non venerarlo quest' uomo il paese non idolatrarlo la famiglia?

Per l' educazione dei figli, prima in Cosenza e poscia in Napoli per ben sedici anni, profuse largamente la sua moneta. Molti dei suoi amici, massime di Lungro, meravigliavano della forte spesa cui egli era tetragono per educare in Napoli cinque figli, tutti in un tempo, ed era cosa da recare davvero meraviglia. Lo si sapeva di non avere forti capitali, di non essere speculatore ardito, di . non tiranneggiare il paese con l' esercizio della professione, e, naturalmente, si faceva meraviglia del suo coraggio, non mai domato n� vinto, di sostenere la ingente spesa della educazione di cinque figli in Napoli. Il che non lo trattenne a collocare decentemente in matrimonio le figlie con dote forse superiore alle sue forze, n� di estendere con frequenti acquisti sue propriet�. E quando in famiglia lo si domandava del segreto di tanta profusione, Egli ci faceva un trattato sul regime della vita, ci diceva che mai a sordidezza, o il maltrattam�nto di noi stessi, o la ingordigia di arricchire conducono a buon fine, e che soltanto la giusta economia, l�arte di ben amministrare i propri affari, sostiene l'omo nell' agiatezza e nella stima del pubblico.

Ed ora, o padre mio, ora che tu sei morto, chi ci aprir�. pi� la mente ed il cuore ai sublimi precetti della filosofia, che fu la maestra delle tue opere, delle tue azioni, di tutto il vjvere tuo? Non eri tu, mio adorato genitore, la forza di coesione, il centro dei legami della nostra desolata famiglia? Oh! la immensa disgrazia ch'� la perdita del padre, di un padre com'e Annunziato Capparelli, che obliando s� stesso, seppe fare sacrificio di tutto all'amore dei figli!

* *

Ma un' altra gemma preziosa splendeva nella Sua corona di cittadino: l'amore alla patria nei giorni del cimento per redimerla dalla schiavit� dello straniero.

Egli prese parte alla memorabile rivoluzione del 1848, che fu il pi� ardimentoso tentativo della indipendenza e libert� italiana.

Lo storico scrive:

" I Borboni di Napoli non ebbero genio che nella polizia. In questo regno la forca rest� in piedi in permanenza, dal 1815 al 1859. � sotto gli occhi una investigazione delle carte segrete della polizia al 1860. Tra sette e cospirazioni al N. di 39, furono arrestati e messi in giudizio cinquantasettemila individui, dei quali trecento furono impiccati o fucilati, seicento mandati ai lavori forzati " (a).

E quando la forca era gi� in piedi fin dal 1815; quando i processati politici rigurgitavano nelle carceri giudiziarie; quando non si aveva altra prospettiva che quella del patibolo, o dei lavori forzati con la confisca dei beni, Annunziato Capparelli esord� alla vita politica per propria iniziativa, anelando, passionatamente, ardentemente anelando di aprire corrispondenza e relazione con i pi� noti agitatori della Provincia di Cosenza, nel cui ambito Egli poteva svolgere la sua intelligente attivit� di patriota convinto.

Tristi tempi! Il,principe di Metternich non voleva vedersi rizzare sulla testa anche in Italia il principio di nazionalit�: egli ne aveva pur troppo abbastanza di questo fantasma in Germania, in Ungheria � in Polonia. La sua parola d' ordine era di schiantare dal cuore degl'Italiani il sentimento della patria: che questo popolo, urlava Metternich, rinunzi di essere italiano, e gli si accorder� tutto, per sino la libert�.a

Ma la poesia del cuore, le cospirazioni, lo esilio, il martirio, il patibolo, tutta questa bella e nobile poesia, faceva tutto disprezzare, persino la famiglia, ispirava la fede nell' amore santissimo della patria, il cui risorgimento sar� la eterna leggenda di una generazione di eroi.

Annunziato Capparelli, non sgomentandosi del pericolo, non preoccupandosi della moglie, dei figli, di nulla, fond� in Acquaformosa nell' aprile del 1848 la Giovine Italia del Mazzini, che ricordava le vittime de1831, e l' audace spedizione di Savoia nel 1833, dalla quale fu inondata di sangue il Piemonte.

La Giovine Italia! era come chi dicesse opposizione italiana organizzata sotto tutte le forme, con significato potente, implacabile; era come personificare il suo programma: insurrezione armata sempre in piedi per cacciar via principi ed Austria, e proclamare la repubblica italiana con Roma capitale.

Annunziato Capparelli era Sommo sacerdote della Chiesa dell'Annunziata al fiume Galatro N. 1, dipendente dalla Chiesa di Lagano, e ci piace riferire qui, per esteso, un documento autentico di quelle titaniche agitazioni, a perpetua memoria degl'intrepidi e generosi che col proprio sangue costituirono l' Italia. E una lettera, nella quale palpita, spera, teme e gioisce il cuore del popolo del regno di Napoli. Eccola:

"All'ornatissimo Cittadino D. Annunziato Capparelli, Sommo Sacerdote della Chiesa della Madonna dell' Annunziata al fiume Galatro N. 1. Dalla Chiesa di Lagano anno primo di Resurrezione li 2 Giugno 1848. Dilettissimo fratello, Il Gran Gonfaloniere di questa Chiesa, spedito in Cosenza, ci riferisce quanto appresso: D. Cesare e D. Alessandro Marini furono al restati in Napoli. Il primo � uscito in libert� sotto la garenzia del Canonico Pellicano di Reggio. In Cosenza le cose ch'eransi alquanto raffreddate, perch� si vollero mettere alla testa del movimento impiegati e retrogradi, ora han ripreso gran calore ed energia, e si � gi� formato un novello Comitato pel governo provvisorio, composto dai Sig.i D. Luigi Barone Ferrari, D. Francesco Federici, D. Giuseppe Matera, D. Giovanni Mosciari, D. Donato Morelli e D. Ignazio Ranieri, tutte persone provate che amano il bene della causa. Attendiamoci dunque ottimi risultamenti, ed intanto prepariamo i nostri fratelli ad essere pronti e solleciti ad ogni movimento.

In Catanzaro son giunti degli Emissari Siciliani, e di giorno in giorno si attende la notizia di uno sbarco di pi� migliaia di armati con artiglierie e munizioni provenienti da quell' Isola, e forse a quest' ora Cosenza � a giorno dello sbarco. La truppa ch'� in Reggio si � pronunziata a favore della nostra causa, ed � pronta ad agire di concerto con noi. I gendarmi che sono in Napoli han fatto le stesse manifestazioni. In tutta l'Italia si eccit� un odio incredibile contro il nostro tiranno, per gli avvenimenti del 15 scorso, e il suo stemma e la sua effige sono state strascinate per le strade della Citt�. Molti giornali stranieri scrivono con la massima indignazione contro il tiranno di Napoli, chiamandolo uomo di ferro, tigre sitibonda di sangue umano ecc. C' inculcano alla rivolta, ci offrono i loro aiuti, e si dice che una deputazione dell' Alta Italia si recasse in Napoli per imporre al tiranno di contentarci pienamente, se non volesse correre la sorte degli scacciati Austriaci. Guglielmo Pepe non ha voluto ubbidire all'ordine di richiamo, anzi ha lacerato e calpestato lo scritto innanzi, al popolo di Bologna, gridando e protestando che finite le cose di Lombardia sarebbe ritornato in Napoli a scacciare il despota con le baionette dell' esercito italiano, proclamando il generoso Carlo Alberto.

Qui acchiuse rinverrete copie di due lettere di Tommaso Ortale ed Eugenio Alfonso Vaccaro da cui rileverete molte altre particolarit�.

Vi dono il bacio della sacra Fratellanza e mi ripeto .

IL SOMMO SACERDOTE N1."

 

Si era capito che la rivoluzione avrebbe avuto un duplice risultato: la morte e la libert�. La generazione preparata a combattere soccombeva, doveva succumbere di fronte alla complicit� dei tiranni della patria, ma la generazione successiva trionferebbe. Questo spirito di sacrifizio che animava i capi, anim� anche le masse, e la rivoluzione divenne inevitabile, definita dal Petruccelli della Gattina "un'esplosione dell' istinto e della mente italiana". Cos� Mazzini raggiunse lo scopo morale della sua missione di cospiratore, essendo riuscito a sollevare tutta l'Italia, tutta, contro gli Stati che la tenevano in catene: Napoli e l' Austria.

Siamo in Giugno del 1848. Cosenza, calvario dei fratelli Bandiera, era sede del Comitato esecutivo per la insurrezione delle Calabrie. Domenico Mauro il Commissario civile. Si era in grande ansiet� dell' arrivo dei Siciliani con soccorsi da guerra. Annunziato Capparelli si rec� a Cosenza. Fu stabilito che i capi volontari con le rispettive compagnie avrebbero bloccato Campotenese, per troncare alle truppe regie il passo verso Castrovillari. Annunziato Capparelli non discusse gli ordini del Comitato. Nella contrada Santangelo avvenne un incontro con i nemici, capitanati dal Generale Busacca, e gl'insorti furono respinti. Annunziato Capparelli si dolse con lettera presso il Mauro per il mancato soccorso dei Siciliani, protestando dello scoraggiamento che invadeva l'animo delle masse. Il Commissario, in risposta, ebbe parole di lode per il valoree delle compagnie comandate dai capitani Annunziato Capparelli ed Achille Frascini, ed ordin� a costoro di tornare in Campotenese, punto di osservazione e di concentramento di tutte le forze. Quivi si dileguarono le illusioni. La rivolta fu completamente sconfitta. Non restava che salvarsi da un processo marziale. Annunziato Capparelli prese la via del ritorno con Pettruccelli della Gattina e Costabile Carducci. Pernottarono nella montagna Novacco, forte boscaglia presso Mormanno. A notte alta, il Carducci volle partire. Ai compagni che amorosamente lo trattenevano, egli opponeva la voce del proprio destino, esprimendo la speranza di rivedersi in tempi migliori. Part�, e nella Basilicata cadde vittima del piombo traditore del feroce prete Peluso. Il Petruccelli trasse in Acquaformosa. Dopo alcuni giorni di riposo, ripart� egli pure con la scorta di un volontario della insurrezione, Costantino Buono fu Vincenzo, persona di provata fiducia del Capparelli. Al ritorno, il povero Buono fu arrestato in Rotonda, e pat� quattro anni di galera. Egli � ancora vivo, ma vive nella miseria. Il governo italiano non ebbe compensi, n� impieghi, n� onori per lui. Gode dell' annua pensione di cento lire a titolo di ristoro di danni!

Petruccelli della Gattina giunto a Moliterno, scrisse ad Annunziato Capparelli: "Dopo molte peripezie, sono a salvamento in mia casa. Il Parlamento ha pigliato vivamente a petto il mio affare, ed ha provveduto che non fossi molestato. Spero che anche voi cost� stiate tranquillo da vessazioni �.

E pi� tardi :"Non vi scrivo nulla di Cosenza, perch� oramai tutto vi sar� noto; io non vi entrai. I nostri sono tutti a Nicastro dove vanno i Siciliani, e forse si ricominccr� la lotta. Dico nostri, parlando dei capi e del Comitato� Non so se sono salvo ancora.. Per voi state in guardia".

Annunziato Capparelli fu processato, e la Sezione di accusa lo rinvi� alla Gran Corte Criminale. Nell' Archivio provinciale di Cosenza esistono gli atti del suo processo, nel quale, tra le altre reit� politiche, non ultima � quella di essere stato presso di Lui ospite benevolo il famoso Petruccelli della Gattina.

L' Italia pertanto era allacciata da una rete di spie Austriache e Borboniche. Ovunque spadroneggiava brutalmente la polizia. Guai al settario che si facesse crescere la barba, o che non andasse a messa, o che mancasse di rispetto a chi era in odore di realismo, fosse pure un sagrestano o un bidello; questo settario era un seguace di Mazzini, un affiliato alla Giovine Italia. e lo si dava in premio a chi avesse voluto sterminarlo per antipatia, o per inimicizia, o per .vendetta.

In Acquaformosa non scarseggiava la razza scellerata delle spie. Annunziato Capparelli vi era tenuto d'occhio e perseguitato. I fuggiaschi politici della nostra provincia si rivolgevano a lui per avere ospitalit�. Alessandro Marini, Domenico Mauro, Domenico Damis, Giuseppe Pace, Vincenzo Stratic� e cento altri onorarono i sotterranei ed i nascondigli della casa di Annunziato Capparelli. Del Marini scriveva il famigerato Del Carretto al Sotto Intendente di Castrovillari che venisse arrestato anche se trovavasi a pregare innanzi al Sacramento, dichiarando complici quelli che lo aiutassero a eludere le ricerche delle autorit�, e mettendone in confisca i beni. In una delle tante e tante perquisizioni domiciliari notturne fatte ad Annunziato Capparelli, gli si disse che il governo cercava danari e corrispondenza di Kossuth, l'insegne magiaro che fu capo della rivoluzione Ungherese nel 1848, ed Egli a rispondere: che di Kossuth ammirava il nome, conoscendone l'ingegno, il coraggio e le opere, ma non aveva mai avuto l' onore di un suo scritto, che per altro avrebbe saputo custodire per non essere contaminato dalle mani della polizia! La efferatezza della reazione trascinava ormai il governo ad atti della pi� bestiale violenza.

Spesso Annunziato Capparelli, forse ad istigazione delle spie locali; era trattenuto per" dei mesi a domicilio coatto in Castrovillari, con obbligo di presentarsi ogni mattina al cospetto del Sotto Intendente, che al contrario non si degnava riceverlo! L' Atila del Lombardo veneto, il Feld maresciallo Conte Radetzhy, quegli che nel 1852 rese tributaria In citt� di Milano al soldato austriaco per vendicarsi del proclaina di Mazzini, Saffi e Quadrio, quegli stesso fu vinto dalla polizia del Regno delle Due Sicilie nell' opera vig1iacca della prepotenza e dell' arbitrio.

Ma l' ora della riscossa doveva pur suonare, ed ecco l' alba gloriosa del 1859, ecco a tuonare il cannone di Vittorio Emanuele nelle campagne di Montebello, che spazz� dall' Italia la potest� dei tiranni, rivendicandone la grandezza e la libert�.

Annunziato Capparelli non imprec� ai Suoi nemici, non ebbe rimproveri, o minacce, o vendette contro di loro, anzi, seppe proteggerli e difenderli dall' entusiasmo del popolo, che nella rozza ma non fallace immaginazione vedeva in essi personificato il mal governo dei Borboni. Potremmo qui ricordare fatti e persone e famiglie che in lui ebbero un generoso e leale protettore, obliandone l' odio e le offese; potremmo dire che una parola di Annunziato Capparelli sarebbe bastata in quei tempi a vendicare soprusi, ed arbitri, ed insulti e spionaggi lungamente e tristamente seminati nel paese; ma nulla diremo: Egli fu tanto superiore alla corruttela dei suoi nemici, che le testimonianze offuscherebbero la magnanimit� dell' animo Suo e la purezza del nome.

Carico di figli ed alquanto innanzi negli anni, non potendo arrischiarsi in una spedizione armata come nel 1848, Annunziato Capparelli organizz� e fece arruolare alla bandiera di Garibaldi un drappello di giovani volontari, che si distinsero nella memorabile giornata del 2 ottobre al Volturno, ed Egli, a capo della Guardia Nazionale di Acquaformosa, fu del numero di coloro che si opposero con le armi in Castrovillari alle truppe del generale Caldarelli.

Il giornale politico di Torino, la Stampa, del 26 febbraio 1862 N.o 20, denunzi� alla pubblica gratitudine la distruzione di una bandadi briganti per opera di Annunziato Capparelli.

" I briganti, scrisse quel giornale, che infestavano il Circondario di Castrovillari in numero di dieci, e che ordinariamente dimoravano nei boschi del Farneto, possessione del Principe di Bisignano, furono interamente distrutti. Sei caddero sotto i colpi del distinto gentiluomo Sig. Annunziato Capparelli, capitano della Guardia Nazionale di Acquaformosa, il quale pot� tanto eseguire con l' assistenza sopratutto di due carabinieri e degli ufficiali della. Sua compagnia. I quattro rimanenti briganti sconfortati e vinti, si presentarono a discrezione nelle mani dei Signori Luigi Gramazio e Angelo Damis ".

Nel 1866, rinnovatesi le guerre dell' Unit� Italiana, dalle quali emerse la liberta di Venezia, Annunziato Capparelli fece parte del Comitato di Sicurezza in Cosenza.

Occup� in Acquaformosa tutte le cariche onorifiche con plauso generale dei cittadini, e delle autorit� governative, che in Lui avevano un potente cooperatore all' ordine pubblico, un amministratore impareggiabile per onest� di propositi, un forte campione del progresso civile inaugurato dalla novella era politica. Merc� l' opera Sua, laboriosa e indefessa, Acquaformosa ottenne l'autonomia dal vicino comune di Altomonte a(a), il catasto comunale di tutte le propriet� del territorio, la costruzione del camposanto, la strada rotabile di comunicazione con Lungro, e fu per Lui che in Acquaformosa si pot� per tanti anni risparmiare la non indifferente spesa del medico condotto, cui Egli surrogava il proprio gratuito ministero negl'incumbenti obbligatori, sopportando del Suo la conseguente imposta di ricchezza mobile.

a  (a) A s. E. Il Sig. D. Annunziato Capparelli Acquaformosa.Cosenza 10 maggio 1843. Gentilissimo Amico, � il piacere di annunziarvi che questo Consiglio Generale di Provincia, secondando le proposizioni del Consiglio Distrettuale di Castrovillari, ha deliberato l' indipendenza del vostro comune da quello di Altomonte, e la separazione dei tributi. Eccovi completamente servito, avendo io fatto da oratore al Consiglio. Raffaele Valentini.

A S. E. Il Sig. D. Annunziato Capparelli Acquaformosa.Napoli 2 aprile 1844. Gentilissimo Amico, Vi scrivo queste due righe per assicurarvi che da me non si � mai dimenticato di aver pensiero del vostro affare per la confinazione dei comuni di Altomonte ed Acquaformosa. Io  spero che indubitatamente voi la vincerete; ma sappiate che l'affare or � di nuovo in discussione alla Consulta, alla quale il Re ordin� di trasmettersi il voto del Consiglio distrettuale e del provinciale. La Consulta occupata in affari generali del Regno, ha ritardato la discussione dei piccoli affari; ma appena che si potr�, sar� discussa la quistione che v'interessa, ed io che ho incaricato persona di assistere alla Consulta, vi terr� avvertito della decisione. Achille A. Rossi.

All�Egregio Sig. D. Annunziato Capparelli (Calabria Citra) Acquaformosa. Napoli  9 ottobre 1841. Gentilissimo Amico, Adempitesi tutte le formalit� prescritte dalla legge, quest'oggi si spedisce da questo ministero degli affari interni a cotesto Intendente il R. Decreto col quale si ordina la riforma della circoscrizione territoriale tra Acquaformosa e Altomonte. La data del decreto e 3 settembre �quella della spedizione 9 ottobre. Mi fo un pregio di avvertirvene, perch� sappiate il compimento dei vostri desideri. Achille A. Rossi.

Non partecip� mai alle disastrose gare politiche o amministrative, che furono, sono e saranno,- pur troppo irrimediabilmente ,fonte di discordia e di potere oligarchico. Egli seguiva la voce della propria coscienza, che tal volta ribellavasi a chi avesse preteso di. assumerne il dominio, chiunque fosse, amico, parente, o figlio, parlando chiaro a tutti, in pubblico, senza misteri o sottintesi.

Al sicuro dal bisogno per vivere, Annunziato Capparelli non ebbe cupidit� di arricchire con gl�impieghi, n� vanit� di titoli e di onori. Egli teneva molto ai titoli personali, a quelli acquisiti con l' onesto lavoro e avuti in sacro deposito dai suoi antenati, per trasmetterli ai figli senza macchia. Di altri titoli, di altri onori non si curava. Serv� semplicemente il paese, sapendo di compiere un dovere. E quando l'ebbe servito, si ritir� nella vita serena e tranquilla della famiglia, pago soltanto di leggere l'ottimo giornale politico cui era da un trentennio associaio., il Pungolo di Napoli. Da pochi anni orsono fu insignito della Croce di Cavaliere della Corona d' Italia, ma non volle mai fregiarsene il petto, n� farne ostentazione nelle carte da visita o nella corrispondenza epistolare.

Di Lui scrisse Petruccelli della Gattina: .

"Ai pochi amici che come me non piegarono n� sono disposti a piegare il ginocchio ad Assuero -al frangar no flectar! -consiglio rassegnarsi, raccogliersi per i pochi anni di vita che restano ancora loro, ed al pari di me, non sono neppure Cavalieri! Cito ad esempio il nobile mio amico, il venerando dottore Annunziato Capparelli, albanese dall'animo grandioso, della fiera fibra dei discendenti di Scanderberk! -bench� ignoto, ed ignoto appunto perch� onesto, probo, intransigente. Avrebbe avuto titoli da pretendere a tutto. E� un povero dottore di villaggio nelle montagne consentine. Io l' ammiro e l'imito. Egli si � isolato in un villaggio dell' Apennino c(c).

E in una lettera da Londra, a Lui diretta, del 25 dicembre 1885.

"Mille, un milione di grazie, anche da parte della mia buona moglie per la graziosa memoria che conservate di noi, puntuale come un cronometro, e della manifestazione di amicizia che ci fate e che ci onora. In Italia, partendo da questa mia seconda patria, lasciai due amici- due soli: un prete cattolico americano, un modello di cristiano e di galantuomo, quantunque prete cattolico -per lo che il �. lo fece avvelenare ed � morto! Mi restate voi, vecchio di 73 anni, vecchio come me che ne � di gi� 70 belli e suonati nell'agosto passato. Possa la salute sorridervi e la gotta risparmiarvi, s� che io vi preceda nel sepolcro e non abbia il dolore di portare un'altro lutto nell'animo!

Io, non chieder� indennizzo per i danni del 48. E� una limosina e di limosine io ho schifo. E voi? Voi foste danneggiato pi� di me, che ebbi la fortuna di scampare".

La morte del Petruccelli lo addolor� immensamente. Alla triste partecipazione che n' ebbe dalla mog1ie, rispose di proprio pugno:

"Dire a Lei quale devozione io aveva per l' insigne patriota e scrittore, quale gra ziosa amicizia Egli nutriva per me, e quale dolore ha invaso l' animo mio all'infausto annunzio della sua morte, sarebbe come narrare i fatti gloriosi della rivoluzione del 1848, che prepar� all'Italia la sede della capitale in Roma.

Eppure, Petruccelli della Gattina, condannato al capo e alla confisca dei beni per il suo grande amore alla patria, visse obliato nella patria redenta, e mor� nello esilio in Parigi"!

Squisita e sublime corrispondenza di simpatia, cementata dalla lotta con le armi e col pensiero per aprire all'Italia la via luminosa della terza et�.

Uomo di forte carattere, Annunziato Capparelli era tenacissimo nelle affezioni verso i parenti, nella stima verso gli amici, ed amici e parenti Egli coltivava con la candidezza d'animo della prima giovent�, non credendo al cinismo dei tempi, non volendo ammettere la corrente utilitaria, che tutto ammorba: parentele, amicizie, convenienze. E non permetteva e sforzavasi a contraddire calorosamente insinuazioni e parole a doppio senso all�indirizzo di persone da Lui avute in pregio, checch� si dicesse o si provasse con fatti alla mano, perch� irremovibile dal concetto del buono, del giusto e dell'onesto.

Sempre gentile , sempre docile, sempre arrendevole, ignorava come si esplicasse il sentimento autoritario e dispotico, del quale faceva grande colpa, sia nell'ordine degli affari privati, sia in quello degli affari pubblici, a chi ne avesse fatto la regola delle proprie azioni. Egli aveva fede granitica nella perfettibilit�, nell�istinto al progresso etico dell�uomo.

D' intelligenza svegliata e versatile, spesso leggeva o scriveva, meditava sempre: il suo cervello era una opulente collezione di ritratti, una biblioteca di storia antica e contemporanea con particolarit� di tempo, di luoghi e di nomi. Quante volte egli occupava le ore di ozio a discorrere meco, ad istruirmi di antiche notizie della famiglia, dei parenti, degli amici, del paese; quante volte mi diceva che la conoscenza de1la storia politica e civile � la pi� solida cultura della mente umana, perch� insegna a vivere nella societ�, perch� la vita � una monotona ripetizione di bene e di male, di giustizia e d'ingiustizia, di onest� e di vituperio, che sono le caratteristiche differenziali dell' umanit� dagli animali di ordine inferiore; quante volte m'incoraggiava a leggere la storia antica del Rollin, che adorna la Sua libreria, e della quale Egli sapeva a memoria le pagine pi� brillanti per enfatica narrazione di straordinari avvenimenti o di curiosi episodi!

Ora tutto � finito, ora non ti vedr� pi�, o povero padre mio! Tu sei morto, ed a me non resta, non resta a questa tua desolata famiglia che il valore altamente morale della tua memoria, dalla quale invocheremo conforto nelle miserie quotidiane della vita.

La Sua morte fu commemorata bellamente e generosamente dai giornali il Pungolo di Napoli, la Lotta e la Sinistra di Cosenza. Della necrologia della Lotta mi piace far propria la bellissima chiusa:

"Ingegno pronto, memoria sintetica, ritentava prodigiosa, grande facilit� di eloquio, costumi saldamente spartani, Annunziato Capparelli aveva tutti i requisiti per essere amato e stimato dagli amici, rispettato e venerato dal pubblico, idolatrato dalla famiglia.

Mor� in Acquaformosa il 25 test� decorso mese d'agosto a 81 anni, lasciando fama imperitura di s�, compianto affettuoso, sincero, universale .

Acquaformosa Ottobre 1892.

Avvocato Vincenzo Capparelli