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 ricordare è quello del 24 giugno 1866. Glie ne derivò il nomignolo di «Cavalleggero» col quale era ed è conosciuto, e che ancora si conserva nei suoi discendenti, - Era sergente in un reggimento di cavallegieri nella sortunata giornata di Custoza, quando il reggimento, sopraffatto dagli austriaci, ripiegava piuttosto in disordine. Ci fu un un momento in cui un manipolo di austriaci avevano circondato lo alfiere del reggimento e stavano per impossessarsi della bandiera tricolore. Il nostro Leccadito si lancia nella mischia e tolto il drappo dall'asta lo nasconde sul petto sotto la giubba e infine, al galoppo, raggiunge il Comando. -Nella zuffa e nell'inseguimento riportò varie ferite. -Fu decorato di medaglia di argento al V .M.. -Morì all'età di 60 anni.

 

DE MARCO Raffaele (Racciappa)

 

Come già accennato e ripetuto, avanti, in Lungro, la mai sopita propaganda unitaria, svolta dai patriotti, era accettata in tutte le famiglie di ogni ceto, tolte poche eccezioni. Il popolo tutto aveva atteso, quando non l'aveva sollecitato, il momento della rivoluzione. Talchè al momento di raccogliere i volontari, nel giugno del 1860, ben 500 giovani lungresi risposero all'appello costituendo quella legione di cui altrove si è parlato. Uomini di ogni età. Fra i più giovani fu Raffaele De Marco che, nato nel 1844, aveva appena 16 anni.

Per la sua giovane età, per lo slancio entusiastico con cui volle essere ammesso, fu nominato partabandiera, insieme con Andrea Frega. Rientrato in Lungro fu assunto come operaio nella miniera demaniale di sale. Fu cittadino, marito padre e-

 

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semplare per onestà c serenità. Morto nel 1929; è ancora vivo nel rirdo di molti, con la compostezza del suo volto, ornato di barba risorgimentale che gli conferiva un rispettabile aspetto di uomo d'altri tempi.
 

FREGA Andrea (Ndresa)


Bella figura caratteristica di cittadino lungrese conosciuto con nome abbreviato di « Ndresa ». Pur essendo di umile famiglia operaia per la sua serietà per la sua dignità di uomo, che ventenne, si era guadagnata la fiducia della borghesi intellettuale che lo ammise ne segreti della cospirazione. Nel 1859 fu tra gli insorti del 16 luglio. Nel 1860 fu tra i primi arditi legionari, dopo aver contribuito a suscitare nella popolare l'entusiasmo per la rivoluzione garibaldina. Ci ... chi ricorda l'aspetto dignitoso, arricchito dalla barba ... allorquando nelle solennità, o ai cortei funebri dei ... che scomparivano, portava la bandiera che aveva sventolato a Capua il 1 e il 2 ottobre 1860, in testa al reggimento albanese e della quale egli era stato uno dei due alfieri, insieme a Raffaele De Marco. Morì a Lungro il 24.3.1913 


DE MARCO Raffaele


Omonimo dell'altro e forse parente. Nato il 25.11.1796 era stato agli artificieri della Salina Regia, quando nel 1848 partecipò ai fatti di Campotenese. Non si conosce se e con quale ...sia stato processato. Certo che nella matricola della Salina stessa, risulta:
"Capo Cantiere Don Raffaele De Marco nato il 25.11.1796 ... 12 ducati al mese. Espulso dalla Salina per essere stato arrestato come facente parte dell'insurrezione del 1848, avere abbattuto il ponte sul Cornuto per impedire il passaggio delle Regie Truppe ». 
Non si hanno altre notizie.


CORTESE Francesco


Nel senso patriottico e liberale, fu il capostipite della famiglia distinta dall'agnome « Sajero ». Era nato nel 1806 e impiegatosi ne1la miniera di sale, vi aveva percorso una certa car-

 

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riera diventando capo tagliatore. Tale lo troviamo nel 1848, quando i suoi sentimenti liberali, prima noti solo ai compagni di cospirazione, lo indussero ad arruolarsi nella schiera degli insorti che presero la via di Campotenese. E' noto che per ritardare la marcia del generale Lanza da Rotonda a Castrovillari, il comando degli insorti deliberò di interrompere il ponte sul fiume Cornuto. Per quei tempi e per gente senza mezzi, l'operazione era alquanto laboriosa. Il compito difficile e compromettente venne assunto dai lungresi, e precisamente dai minatori salinari, che avevano pratica di guastatori, per dirla con una parola moderna. Il Cortese fu tra i dirigenti dell'improvvisato reparto dì genieri che operava sotto il comando di D. Raffaele De Marco (V. sopra). Durante la reazione, il nostro venne arrestato, come altri suoi congiunti e fu trascinato di prigione in prigione. Non giunse al processo perchè morì, come si disse, per gli strazi patiti durante 1'istruttoria.

Dei suoi quattro figli, che dopo la liberazione furono impiegati tutti nella salina, a compenso della fine del padre, due: Angelo e Saverio (V elenco), risultano presenti nella schiera lungrese del '60.

 

NOCITO Antonio

 

Abbiamo incluso nell'elenco dei patriotti lungresi il nome del Nocito. Dobbiamo però avvertire che nella tradizione e nella documentazione locale, non ci è occorso di incontrarlo, e per-

 

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tanto non sappiamo di lui altro che quello che ne riferisce Antonio Scura nella sua opera: GLI ALBANESI IN ITALIA. A pagina 67 della edizione presentata dal Julia nel 1912, là dove parla di Agesilao Milano e delle ragioni che lo spinsero al noto attentato, si legge: « ERANO A PARTE DI QUESTA SUA FERMA RISOLUZIONE I SUOI COMPAGNI DI STUDI E DI FEDE GIOVANNI BATTISTA FALCONE DA ACRI, EROICAMENTE CADUTO A SAPRI NEL LUGLIO DELL'ANNO SEGUENTE, ANTONIO NOCITO DA LUNGRO E ATTANASIO DRAMIS DA S. GIORGIO,..,... E' troppo poco, ma sarebbe riprovevole omissione tacere del tutto; non foss'altro per stimolare l'interesse a più diligenti ricerche..

 

Angelo DAMIS

 

In Albania, in quel di Tepeleni ancora qualche decennio fa, si indicavano, poco discosti da un omonimo villaggio, i ruderi di una antica rocca detta «Bregu Damesit» a strapiombo sulla riva sinistra della Vojussa, a cavallo della strada che mena da Valona ad Argirocastro. La tradizione popolare, per quanto affievolita ricordava fatti di leggendari combattimenti contro i turchi e ripeteva accorate narrazioni della caduta del forte e dell'esodo dei combattenti. -Il cognome ha origine da quella località.

Il Tajani narra di un Andrea Dammisci, profugo albanese, che, nel 1499, agosto, al servizio della Serenissima, comandava. agli ordini dell'Ammiraglio Antonio Grimai (Grimani), una delle due galee venete che nelle acque di Modone, uncinarono il vascello turco di Raiz Baruk. -Non si rintracciano notizie più precise, se non dopo la presenza del casato in Lungro.

Negli antichi documenti un Angelo Damis da Lungro, nel 1540 era beneficiario di un uso prediale dei Sanseverino nei tenimenti di Farneto e Matina. Compaiono ancora uno Scipione prete nel 1588; un Angelo priore dei francescani in Belvedere Marittimo nel 1624, col nome di fra Nicola da Lungro.

Nel 1680, un Antonio scriveva di fisica. Nel 1760 un Domenico Damis, ecclesiastico, nato nel 1739, che si definisce «Epirota», Auditore nel Collegio Greco a Roma, pubblicava, per i tipi di Giovanni Generoso Salomone « Propositiones Philosophicas pub- 

 

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blice propugnandas indiscriminatim »; fu quindi Arciprete di Lungro, reggente del Collegio di S. Adriano dopo la strage di monsignor Bugliari ( 1806) e nel 1809 membro della Commissione di vigilanza degli istituti di beneficenza, per la provincia di Cosenza. Morto nel 1822, è sepolto a Lungro nella Cattedrale da lui costruita. Il fratello Giovanni Andrea, addottorato in Utroque Jure, conseguì nel 1769 un privilegio di maggiorasco, dal Gran Cancelliere del Regno, Principe Marino Caracciolo. Scrisse, e se ne conserva il manoscritto, un voluminoso trattato di Istituzioni di diritto intitolato: « De Iustitia et Iure ». -Un altro fratello, Giuseppe, magistrato e Consiliare del Sacro Regio Consiglio Napoletano, avendo aderito alla repubblica partenopea, seguì poi Napoleone, e perì in Russia durante la campagna del 1812. Nel 1835 fiorì, quarantenne Antonio Damis, medico, botanico, già sindaco di Lungro, figlio del citato Giovanni Andrea. 

Due dei cinque figli di Antonio, precisamente Angelo e Domenico compaiono in ogni pagina della storia del Risorgimento calabrese e le notizie biografiche si intrecciano fra loro fino a volte a confondersi i due.

Angelo Damis nato nel 1819 studiò a S. Demetrio e quindi andò a Napoli per gli studi universitari. Nel 1839 conseguì i diplomi in lettere e filosofia nonché in giurisprudenza. Nel 1840 la laurea in Diritto. Nel 1843 è a Lungro e Cosenza dove, in contatto con Domenico Mauro partecipa alla preparazione dei moti carbonari che portarono al- 

 

 

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l'arresto del Mauro e alla sommossa del marzo 1844. Naturalmente pur non raggiunto da condanna gli venne ingiunta la residenza in Lungro. Nel 1848 partecipa alla insurrezione calabra e alla resistenza di Campotenese, ma questa volta vede il fratello Domenico arrestato e condannato a 25 anni di galera. -La famiglia, le gravi conseguenze dei processi, la cospirazione, l'assistenza morale e materiale al fratello ed altri detenuti o politici paesani, furono i compiti cui Angelo Damis attese durante il decennio 50- 60. Ma allo sbarco dei Mille in Sicilia, richiestone dal fratello con una lettera da Palermo: che abbiamo già trascritta, si dedica a preparare la rivoluzione insieme con gli altri lungresi che attendevano il segnale. Nel luglio 1860 il Comitato Cosentino insurrezionale lo nomina Capo Militare delle bande di Lungro e S. Sosti. Rispondono 500 uomini cui si aggiungono quelli di Cassano e Civita. -Il Volturno li attende e li consacra alla Storia. Per questi fatti Angelo Damis venne nominato T. Colonnello e collocato nei quadri della Milizia territoriale. Ricopri cariche pubbliche le più disparate.' Fu Sindaco, Delegato scolastico, consigliere provinciale, presidente del Consiglio provinciale, Morì a Lungro il 6 giugno 1899.

 

Domenico DAMIS

 

Il suo nome, uscendo dai confini della Calabria, appartiene ai primi piani della Storia del Risorgimento. Per questo il Comitato ha voluto riassumere in Lui tutto il contributo della nostra terra alla rinascita della Patria Italiana. Basterà pertanto riportare schematicamente le tappe della sua vita di uomo e di patriota. -Nacque il 24.2.1824 da Antonio e da Lucia Irianni; studiò a S. Demetrio Corone e poi a Napoli.

Il 16.4 1847 conseguì il diploma di 1. grado in belle lettere e filosofia.

Il 25.6.1847 quello in giurisprudenza.

Il 30.6.1847 la laurea in giurisprudenza.

Già nel 1844 era stato della «Giovane Italia» e assieme col fratello Angelo aveva preso parte al moto insurrezionale cosentino. Nel 1848 comandò i 200 e più insorti di Lungro che partirono per lo sbarramento del passo di Campotenese, combatte poi a Monte S. Angelo.

 

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Nel 1851 venne arrestato in Lungro in casa del gregario Raffaele Molfa e tradotto prima a Castrovillari e poi a Cosenza. -La Gran Corte Criminale, con sentenza 9.8.1852 lo condannò a 25 anni di ferri di 4° grado per attentato e cospirazione contro lo Stato. Ducati 300 di malleveria. -Il 26.11.1852 internato nella galera di Procida col numero 9849 di matricola; venne accoppiato alla catena prima con Costantino Bellizzi da S. Basile che morì dopo 5 mesi e quindi col compaesano Raffaele Martino. -Dalla matricola della prigione risultano numerose inquisizioni a carico di lui per il sospetto di cospirazione. Spesso venne inviato a Nisida e a Napoli per subire interrogatori, essendo sospettato di intesa col Kossut, col Mignogna, col Poerio, col Fanelli ed altri. Durante la prigione si dedica a rigorosi studi letterari e storici compilando commenti alle opere di Tacito, di Cicerone, al Paradiso Perduto del Milton. Nel 1856 rifiuta di chiedere la grazia per non sconfessare le sue idee e scrive vibrate e dignitose lettere agli amici ed ai parenti che avrebbero voluto indurvelo. -Nel 1859 inviato in esilio perpetuo dal Regno sbarca invece in Irlanda. A Londra con Settembrini, Spaventa, Poerio, Pace, riprende la fila dell'azione politica per l'Unità d'Italia. Nel maggio del 60 è a Genova e parte coi Mille. Alla presa di Palermo è decorato di medaglia di bronzo; nella campagna di Sicilia medaglia di argento. -Il 20.6.1860 il Dittatore gli attribuisce il grado di Capitano che già aveva assunto nella rivolta del '48. -Il 26 giugno lo nomina Giudice Istruttore del consiglio di Guerra, come tale è addetto allo Stato Maggiore di Garibaldi cui viene confermato e assegnato definitivamente con decreto 3.9.1860.

Al Volturno è tenente colonnello e comanda il reggimento albanese nel combattimento sotto Capua dove guadagna una

 

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medaglia d'argento al V .M. e riporta una ferita ad un occhio che in seguito perderà.

Entra nell'esercito nazionale, vi percorre la carriera fino al grado di Tenente Generale. -Fu il primo deputato del Collegio di Castrovillari ove fu eletto nella VIII - IX e X legislatura. -Membro dell'accademia Pitagorica, Membro del Consiglio Albanese di Roma, Commendatore di S. Maurizio e Lazzaro. Croce d'Oro di Savoia.

Dall'epistolario conservato dalla famiglia traspare la convinzione, comune agli intellettuali del risorgimento, della inscindibilità del binomio Dio e Patria. -Morì il 4 ottobre 1904 a Lungro ove è sepolto. -Di lui si sono occupati diffusamente molti scrittori ai quali rimandiamo per notizie meno schematiche di queste: Il Monaco, nella più volte citata opera sui galeotti politici ne scrive: « Damis Domenico di Antonio e di Lucia Irianni, di Lungro (Cosenza) nato nel 1824, legale. Condannato a 25 anni di ferri dalla Gran Corte Criminale di Cosenza il 9 agosto 1852, come complice in attentato e cospirazione contro lo Stato. Il 2 settembre 1852 la pena ridotta a 18 anni. - Ricevuto a Nisida il 15 novembre 1852. Trasferito a Procida il giorno dopo, a Nisida il 3 agosto da tenersi separato per ordine ministeriale. Il 27 dicembre 1858 la pena. residua commutata in esilio perpetuo dal Regno. Il 16 genna1o 1859 partito per l'esilio, che fu la liberazione in Irlanda. Era stato della Giovane Italia, e aveva preso parte al movimento insurrezionale cosentino nel 1844. Nel giugno 1848 comandò i 200 e più insorti di Lungro che partirono per lo sbarramento del passo di Campotenese. Dopo il combattimento alle falde del Sant'Angelo, nel quale opposero indarno una resistenza vigorosa contro le truppe, i contingenti di Compotenese sfiduciati si sbandarono, e i generali Busacca e Lanza poterono unire le loro forze e avanzare verso Cosenza.

Di ritorno dalla liberazione in Inghilterra prese parte alla spedizione dei Mille e alla campagna garibaldina fino a1 Volturno sempre da valoroso. Entrato poi col grado di maggiore nell'esercito italiano fu deputato nell'VIII, IX e X' legislatura, e cessò di vivere Tenente generale in pensione a Lungro nel 1904"