Il rito delle nozze, presso gli arb�resh�, ha avuto sempre un suo particolare fascino e per il cerimoniale preparatorio e per la funzione religiosa. Naturalmente nel corso dei secoli � andato a modificarsi il prima e il dopo mentre la cerimonia religiosa � rimasta invariata.

Vi proponiamo l'evoluzione avuta nel corso degli anni partendo dalla descrizione del matrimonio presso gli  Albanesi d'Italia che ne fa  Francesco Tajani in �Historie albanesi� del 1866.

Con molta probabilit� si tratta di usanze lungresi   avendo svolto,  il Tajani, attivit� lavorativa come ingegnere presso la Salina di Lungro dopo il 1845. Una prima prova di quanto affermato ci pu� essere data dal lancio di denaro agli sposi, ancora in uso; la seconda, invece, nel non mettere a rovescio il pane sulla tavola perch� porta sventura ( oggi si dice che � peccato). Il Tajani ha scritto, inoltre, nel 1849 un opuscolo sulla trasformazione a panetti dei sali sterri della salina di Lungro.

 

IL RITO DEL FIDANZAMENTO

 

In tempo di pace le donne albanesi al pari dell�egiziane esercitano un dominio assoluto nello interno della casa, tutto il maneggio n�� loro affidato.

Esse conservano le masserizie le smaltiscono, e tanto ne rilevano per donativi, perch� �vvi l�obbligo della reciprocanza; gli ornamenti muliebri, ogni gioiello custodiscono come un tesoro a lei sola serbato, non potendo farne uso le giovinette non maritate.

Intente queste a filare e tessere di lana, od al pi� a comporre i fiorellini d�oro de� materni vestiti, ristrette nel grembo della famiglia, tranne le sortite a crocchio per andare alla chiesa o alla fontana, attendono che i genitori accettassero una qualche domanda della loro mano. Quando ci� avviene �i matrimoni si contrattano senza che gli sposi neppur si conoscessero. Sono conchiusi dai parenti, qualche volta le condizioni sono scritte: questa formalit�. Si chiama Sejess, promessa della fede ��

Terminate le pratiche riservate come quelle di un negozio qualunque comincia la funzione della promessa e della presentazione, la quale � luogo con una pubblica manifestazione del conchiuso matrimonio, e quale prodromo dei futuri sponsali. Nel giorno stabilito lo sposo con un corteo di uomini e di donne di tutto il suo parentado si avvia per farne la conoscenza. I nuovi parenti lo ricevono con gioia, ed insieme con un riserbo dovuto in uno affare, che sebbene fosse irrevocabilmente conchiuso, in quel momento si dee perfezionare collo scambio di un semplice sguardo di sott�occhi tra gli sposi. Perci� la fidanzata come se ignorasse quanto per lei si fa, trovasi tutta intenta ad un qualunque lavoro domestico, per lo pi� ad impastare il pane, e senza distogliersene cede all�ansia di mirare in volto lo ignoto amante, Le donne a quell�atto, quasi sempre adesivo, intuonano un canto di lode, poi esse da un lato gli uomini dall�altro, intrecciano una danza; lo sposo agli altri uniti, carotando a lei d�intorno le gitta nella madia lo anello nuziale, a sua volta la sposa lo raccoglie, e continuando nella sua occupazione lo tiene in fior di labbra. Riceve quindi gli amplessi della suocera e di quante sono le intervenute: indi a poco il corteo si scioglie, Con questa pubblica formalit� il nodo � divenuto indissolubile, la coppia � scambiato un primo segno di amore, il paese intero lo sa, ardono gi� le tede, gli Albanesi non saprebbero spegnerle altrimenti che col sangue.

Fino a quando non si preparono gli sponsali si usa che il giovane innamorato con gli amici a coro tutta notte al chiarore di luna, spiega coi canti sotto la finestra della sua bella gli spasimi della concepita passione, la inneggia, le tramanda i suoi sospiri, e perci� i canti erotici sono molto comuni.

 

IL MATRIMONIO

Sorge l'alba del giorno desiato. Una cupa melanconia stringe il cuore della ingenua fidanzata. Essa dice a se stessa: i raggi del nuovo sole non mi splenderanno pi� sotto a questo tetto natio, la luna, che inargent� tanto i miei sogni giovanili si toglier� il mio virginio candore; guarda il fuoco acceso nel focolaio, e quello ritiene essere la causa vera del suo primo amore; vede il telaio, che le forni la tela, ed i pannilana, gira intorno le umide pupille, scorge la madre non meno di lei afflitta pensierosa , ed unite irrompono in un pianto, che esse meglio di altri sanno comprendere e valutare. Per lo amoroso al contrario � giunto lo istante, in cui le sue veglie, i suoi canti lo conducono al fianco di colei, che accett� la sua fede, inforc� il suo anello, ne ascolt� i sospiri, ed amar aveva potuto sol da lontano. Agitato da opposti pensieri nelle due famiglie una raccoglie i ricordi, l'altra allarga le piume. Intanto arriva un messo coi donativi alla sposa facendone grande pompa per la via. Allora il parentado colle cantanti la esortano di farsi tripartire la chioma onde porsi la Keza, di vestire la camicia di seta, indossare l'abito dorato, cio� la Zoga, e coprirsi tutta di veli, essendo oramai gi� sposa. La parrucchiera prende a lavarle la testa col vino, tra per rendere pi� lucidi i capelli, tra per dare al cervello il vigore necessario ad una madre di famiglia�.

Mentre ella veste tutti gli abiti nuziali, il corteo dello sposo in gruppi di donne e di uomini, parenti ed invitati, coi Bugli�ri, ossia i notabili del paese i compari e due flamorari parte per andare a rilevarla formalmente e condurla in chiesa. Un fuoco di gioia d� il segno della partenza, lungo il cammino i cori di donne ripetono i canti, gli uomini gettano coriandoli e monete, �.

Pi� rimarchevole si � che da per tutto una tale funzione non si comincia se non quando il sole sta sull'orizzonte come un d� si adempiva al cospetto dell'astro maggiore della natura, che essi dopo la luna presero ad adorare.

Arrivato il corteo innanzi alla casa della sposa ne trova chiusa la porta: ci� che sembra una imprevigenza � invece una ritualit�. Con reiterate scariche di fucile si fa mostra di volere usare la forza per entrare, cominciano cos� le prime avvisaglie di una prossima battaglia; nel tempo stesso i carmi lungamente improvvisati annunziano che quello cui butt� l'anello alla giovane, quello che le � mandato i doni � arrivato per mantener la fede. Intanto nello interno della casa tutto � preparato e si procede alla velificazione della sposa. �. Prima che lo sposo giungesse le si pone in testa la Keza, ��la Keza coll'uccello vuoi dire che la giovine da quel momento non � pi� suggetta al rigore della riservatezza verginale tra le mura paterne, e pu� volare in braccia allo sposo, I vecchi Albanesi ricordano che in Italia invece del velo mettevano in testa alla sposa un largo manto di seta bianca da coprire tutta la persona.

Ascoltata la dichiarazione fatta dai cori la compagnia entra ordinata come � proceduto. La sposa mesta seduta non fa che piangere � ed ove al pianto non fosse disposta bisogna che si sforzi a fare comparire le lagrime, onde non avere la taccia di donna sfrontata�.   Mentre le cantanti alzano i loro epitalami un fiamuraro con un fazzoletto o con un lungo nastro la cinge e fa di alzarla; nel tempo stesso due delle parenti pi� strette vingono la sua retrosia , altre le spiegano la Zoga, e sostenendola per le braccia la guidano verso la porta di uscita. Tutti a gruppi separati le donne dagli uomini, meno i genitori della sposa, sfilano alla volta del Tempio ove adempiono delle cerimonie piene di mistici ricordi e di bibbliche allusioni.

Giunti al limitare il corteo si ferma, la coppia si avvanza, la sposa prende la sinistra lo sposo la destra per indicare la superiorit� su di lei, e per avere libero il braccio a difenderla. In tutto il tempo della funzione resta col cappello in testa, perch� gli Ebrei quando stavano col capo coperto volevano dire di essere stati vittoriosi in guerra, e gli Albanesi nel celebrare il matrimonio alludono appunto ad una vittoria dell'uomo sulla donna. D'altronde come � in Europa si suole scoprire il capo in segno di rispetto, per gli orientali togliersi il turbante sarebbe fare atto irriverente�.�.Dopo di avere deposto sullo altare un mazzo del sempre verdeggiante alloro degli Egiziani si celebra la grande messa parata. Indi il Papas scende a segnare i coniugi tre volte sulla fronte, porge un cero bianco acceso per cadauno come simbolo della innocenza e dello amore; egli stesso con un altro cero in mano li guida girando per la chiesa a fine di additar loro colla luce spirituale il sentiero di una vita esemplare ed illuminata. In mezzo trovasi preparato un desco su cui stanno una focaccia, n nappo con vino, due  corone di fiori naturali preparate dai compari, e sotto una coppa due anelli dei quali uno di maggior valore dell'altro. Recitando delle orazioni per implorare su gli sposi e sulla loro discendenza le benedizioni del Cielo, come calarono sopra d'Isacco e di Rebecca; ricordando che Giuseppe collo anello ebbe la potest� in Egitto, Daniele in Babilonia, e cos� di altri, pone l'anello di maggior valore devoluto all'uomo, nel dito anulare della sposa, e viceversa quello di lei, che per pi� modestia � di meno costo, allo identico dito dello sposo. I compari l'uno dopo l�altro colle mani incrociate cambiano tre volte le anella dal dito dell'una in quello dell'altro per rappresentare cos� il legame dell'unione fra gli sposi, e per meglio stringere l'alleanza, il prete in grappa il dito mignolo dell'uno con quello dell'altra in segno di scambievole fedelt���.

Compiuto il sacro rito il corteggio si dispone come part�, tra i canti e pi� dimostrazioni di gioia, riede per condurre la sposa alla sua nuova dimora. Prima di entrare nella casa dello sposo questi, non perch� avesse acquistato su di lei un pieno diritto, sia che dotandola valeva come l' avesse comperata, sia che il nodo � gi�. stretto con pubblica solennit�, non gli riesce cos� facile il toglierla, egli lottar deve con i parenti di lei non affatto disposti a farsela strappare di mallo; � qui che si combatte la decisiva battaglia; i due cortei schieransi per assistere all'amorosa lotta. Le congiunte della sposa la circondano, in dietroguardia i parenti di lei stanno pronti a sostenere l' assalto ; gli altri si dispongono a conquistarla. Lo sposo cui pi� ange di cogliere la vittoria, impegna lo attacco, se si vuole inoffensivo ma poco gentile, mentre la sposa tirata dal giusto pretensore, trattenuta dalle sue donne va balluttata fra le violenze affettuose dei contendenti.

Gareggiando si avvicinano al limitare della casa; sotto la porta la suocera, tenendo in mano le due punte di un fazzoletto, fa segno alla nuora di slanciarsi fra lo sue braccia, e questa non vedendo altro scampo , scortata dai compari si avvicina ed inchinasi tanto quanto basta a farsi cingere col fazzoletto, cos� fra gli abbracci e i baci la giostra finisce�..

Nei banchetti nuziali vi assistono tutti gl'intervenuti degli sponsali, e siccome gli Albanesi mettono molta cura nel conservare le glorie antiche, cos� nelle festivit� anche le vittorie degli antenati solennizzano. Preparano delle ciambelle sulla mensa portanti a rilievo le armi gli scudi gli stendardi i cimieri di cui un tempo facevan trofei; i conviti cominciano silenziosi finiscono col brio e coi canti, e per lodare la sposa, e per decantare le gesta dei loro guerrieri; riescono per lo pi� numerosi, perch� vasto � il parentado.

La sposa in mezzo alle donne siede in un lato della tavola, lo sposo al centro degli uomini dall'altro. Fra le vivande l'uccellame il selvaggiume sono di rito e vanto dei cacciatori, del pari i latticini quali prodotti della propria industria: si serve il latte (Kumsi), la ricotta (Kisi), sopra tutto deve figurare il montone, dalle cui scapole in Italia non traggono pi� i presaggi, ma l'� immancabile, di rito. Perch� presso i Macedoni il pane ritenevasi come un pegno sacrosanto della fedelt� coniugale, un'Albanese de' monti quando non lo vede in tavola si stringe l'indice della mano sinistra coll'altra mano, fin che non comparisce, e crede cos� di evitare una qualche sventura n� la si evita se il pane inavvertentemente si ponesse a rovescio sulla mensa. Infine le frutta fresche raccolte con tutti i ramoscelli (kokonare) compiono il desinare. Dopo la brigata canta la sua vale vale sposi (il saluto) ed a sua volta si ritira.

 

Il matrimonio nel secolo scorso

 

Nel novecento, a detta dei nostri genitori e nonni, la situazione si era modificata, anche se non di molto. Le ragazze non erano "chiuse quasi sempre in casa" ma avevano qualche possibilit� in pi� di incontrarsi con i ragazzi. Le occasioni erano rappresentate dalle funzioni religiose, anche se  donne e uomini erano divisi,  dalle ricorrenze della Madonna del Carmine, San Leonardo e San Nicola con i suoi fal�, dall'incontro alla fontana pubblica cui la giovine andava a riempire, lungo il tragitto che le portava dalle suore o da maestre che insegnavano l'arte del cucito o del ricamo e soprattutto nei giorni di carnevale. Il carnevale a Lungro si svolge in una maniera particolare. Ieri solo gli uomini, oggi uomini e donne, con costumi o senza e al suono di zampogne e fisarmoniche, girano per il paese cantando e ballando. Entrano nelle case e viene loro offerto da bere e da mangiare. Quale occasione migliore per vedere pi� da vicino la loro amata?

Il ragazzo innamorato, in compagnia di amici bravi sia nell'arte del canto che della musica, si recava, diverse sere di seguito fino a quando non capiva le intenzioni della ragazza, sotto i balconi della casa dell'innamorata dichiarando il suo amore.  Non sempre per� andava bene: poteva capitare di ricevere addosso qualche secchio d'acqua. Anche se i due giovani si erano fidanzati, l'ultima parola spettava al padre della ragazza. Se il padre era d'accordo allora si faceva il fidanzamento ufficiale (kushqia). Il giorno del fidanzamento  veniva indicato generalmente  con " i qelljin art�" (portano l'oro) alla ragazza e non con "bejin kushqin" (si fidanzano). Infatti il rito del fidanzamento, oltre che incontro ufficiale tra le famiglie per il consenso al matrimonio, era caratterizzato dai regali in oro che il fidanzato e la sua famiglia donavano alla ragazza. La regola diceva che il fidanzato doveva regalarle l'anello e la madre sia la collana che il bracciale. Prima dello scambio dei regali e quindi dell'ufficialit� del fidanzamento si discuteva delle prospettive che il ragazzo poteva dare alla ragazza e della dote(pala) della ragazza.  Anche dopo il fidanzamento i ragazzi potevano uscire assieme solo se accompagnati dai genitori della ragazza o da qualche parente intimo.  Fissata la data delle nozze, si facevano le pubblicazioni e si sceglievano i testimoni(kumbart�) che generalmente erano o parenti o amici di famiglia. La settimana che precedeva il giorno del matrimonio, che si svolgeva  di domenica, le famiglie ricevevano le visite di parenti ed amici che portavano i doni. Il gioved� la famiglia dello sposo mandava a casa della sposa un canestro( kanistra) con abbigliamento e, ultimamente, il vestito da sposa.

La famiglia della sposa, invece, il sabato ricambiava i regali inviando una guantiera (spaza).    La donna che portava quest'ultima guantiera  percorreva le strade che avrebbe fatto, il giorno dopo, il corteo nuziale. Le portatrici dei  cesti ottenevano un compenso in denaro dal ricevente. Pi� era alto il compenso, pi� si erano apprezzati i regali ricevuti.

Domenica mattina incominciava il rito della vestizione e dell'acconciatura cos� come � stato descritto sia dal Tajani che dallo Smilari. Il rito era abbastanza lungo tanto che ancora oggi  quando uno perde tempo si dice " v� stolit" cio� indossa il costume albanese. Quando la sposa era pronta, veniva inviato il dolce nuziale, mastacualli,  in casa dello sposo. Il corteo dello sposo poteva cos� muoversi per raggiungere la casa  della sposa attraversando vie diverse da quello che avrebbe percorso il corteo nuziale.

Mastacualli

 Il primo a partire era il corteo dello sposo, seguito da quello della sposa. A capo del primo corteo c'era il padre dello sposo e un parente stretto, seguiva poi lo sposo con i due testimoni e gli invitati dello sposo. Subito dopo la sposa con il padre e gli invitati. Arrivati davanti al portone principale della chiesa lo sposo si fermava e attendeva l'arrivo della sposa. Si entrava in chiesa dove aveva luogo la funzione cos� come descritta sia dal Tajani che dallo Smilari.

Usciti dalla chiesa il corteo si recava generalmente nella casa dello sposo. Durante il passaggio dei cortei  era consuetudine lanciare confetti e monetine agli sposi da parte del vicinato o di conoscenti che non partecipavano al matrimonio. Arrivati sulla soglia della casa, ad attenderli c'era la madre dello sposo che  cingeva entrambi con una fettuccia elegante accogliendo la nuova coppia in casa. Iniziavano allora i festeggiamenti con il vino migliore, conservato per l'occasione, e dolci tutti fatti in casa.

 

Il matrimonio oggi

 

In linea di massima anche oggi la trafila � la stessa. Il rito del fidanzamento ha perso in parte di valore e da una cinquantina d'anni non ci si sposa pi� in costume albanese. Si sta perdendo anche l'usanza di andare a casa della sposa prima di recarsi in chiesa. Infatti spesso lo sposo attende la sposa direttamente in chiesa. La funzione religiosa � rimasta invariata. Il consumismo la fa da padrone.

 

Alcuni termini

fidanzato e genero: "dh�nd�rr" 

fidanzata "nusja"

suocero - suocera: " vjeh�rr"

nuora: "e re"

 fidanzamento: "kushqi"

matrimonio: "martes�"